ROMA – Via libera ai nuovi congedi parentali. Il Cdm infatti ha dato l’ok definitivo alle nuove norme previste dal Jobs Act per le quali il tempo per fruire del congedo facoltativo è stato allungato fino a 6 anni, per quello retribuito al 30%, e a 12 anni di età del bambino per i mesi mesi di ‘congedo’ non retribuito. Si riduce inoltre da quindici a cinque giorni il periodo di preavviso al datore di lavoro.
Prevista anche la possibilità di ‘trasformare’ il congedo parentale in part-time al 50%.
Via libera del Cdm inoltre al decreto di riordino degli ammortizzatori sociali. Tra le novità Tetto per la Cig a 24 mesi in 5 anni e ammortizzatori sociali anche per le pmi.
Gli effetti del riordino degli ammortizzatori sociali mette in grado il governo “di varare una corposa azione di politica attiva”, ha commentato il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, al termine del Cdm che ha dato il verde agli ultimi 4 decreti attuativi del Jobs Act. Mentre il salario minimo è rimasto fuori. L’ipotesi di dare vita a una sperimentazione di salario minimo per quei lavoratori non coperti da contratto nazionale, infatti, è stata accantonata al momento vista l’esiguità dell’area dei lavoratori cui si rivolgeva. “Sarà ripresa legandolo alle norme sul contratto e alla rappresentanza sindacale”, ha spiegato ancora.
“In un anno tutti i decreti previsti dalla delega sul lavoro sono stati approvati in Cdm, abbiamo esaurito la riforma mercato lavoro”, ha detto Maria Elena Boschi al termine del Cdm. “Il lavoro del governo è finito, ora aspettiamo gli ultimi pareri delle Camere, è l’ultimo passaggio formale, in sei mesi è stata attuata la delega, è stato fatto un lavoro efficace anche rapido e completo”, ha detto il ministro delle Riforme.
La cassa integrazione ordinaria e quella straordinaria non potranno superare, per ciascun lavoratore, la durata di 24 mesi in 5 anni; un tetto che potrà essere esteso a 36 mesi solo nel caso si utilizzassero 12 mesi di contratti di solidarietà il cui tetto salariale però non potrà superare l’80% della retribuzione del lavoratore.
Il ‘paracadute’ sociale inoltre potrà essere attivato solo da quelle aziende non decotte. Salve però quelle imprese che avessero alle viste una “rapida cessione” con un conseguente riassorbimento occupazionale: per loro è previsto un bonus aggiuntivo di 6 mesi di cig che si somma ai 24 o 36 mesi del tetto massimo previsto, da finanziarsi con un fondo di 50 mln per il 2016, il 2017 e il 2018. Fuori dalle nuove norme anche la Cassa integrazione stabilita da accordi di rilancio industriale già validati da referendum tra i lavoratori e quella stabilita da accordi sottoscritti in sede di governo entro il 31 maggio scorso da parte di imprese e settori a “rilevante interesse strategico per l’economia nazionale”. Sarà una Commissione ad hoc ad autorizzare la prosecuzione degli accordi che comunque dovranno restare all’interno di un “limite di spesa di 90 milioni di euro per il 2017 e di 100 mln per il 2018”.
Anche le imprese sotto i 15 dipendenti potranno per la prima volta accedere alla Cassa integrazione anche se con strumenti e prestazioni diverse che disegnano comunque un plafond minimo omogeneo di tutela per i lavoratori. Le imprese da 6 a 15 dipendenti alimenteranno cosi’ un fondo di solidarietà pagando un’aliquota contributiva dello 0,45% sul monte salari di ciascun lavoratore. Per quelle sopra i 15 dipendenti passerà dallo 0,50% allo 0,65%, con la stessa ripartizione dell’onere. Il costo sarà per i 2/3 a carico delle imprese e per 1/3 a carico dei lavoratori.
Rimodulate invece le aliquote contributive per le imprese over 50 secondo il meccanismo del bonus malus, più utilizzi la cig più paghi: scendono del 10% quelle di base e raddoppiano quelle per l’utilizzo della cig: si pagherà il 9% in più per utilizzare la cassa per i primi 12 mesi, il 12% in più dai 12 ai 24 mesi e il 15% in più dai 24 ai 36 mesi.(www.adnkronos.it)