L’ Ignoto Marinaio – FIRMA, NON FIRMA? VOTA, NON VOTA? LE SCUOLE-FREEZER E LA CITTÀ GELATA DI RE(NATO) NARCISO

L’ Ignoto Marinaio
FIRMA, NON FIRMA? VOTA, NON VOTA? LE SCUOLE-FREEZER E LA CITTÀ GELATA DI RE(NATO) NARCISO.
I bambini e gli insegnanti al freddo, le scuole-freezer che poi chiudono per una settimana perché il Comune non ce la fa a riscaldarle. Incredibilmente. Da un’altra parte, lui continua a rappresentare un grottesco e minimale stupor mundi: con la coperta addosso, si presenta in Cattedrale, all’ingresso del nuovo Arcivescovo, mons. Giovanni Accolla – al quale formuliamo sinceri auguri per il suo alto ministero – e dà poi l’annuncio della visita, in primavera, del Dalai Lama in città. Due pianeti. Anni luce distanti. Da un lato il quotidiano, la vita: la poesia eroica e semplice di tutti i giorni che il regista Jim Jarmusch ha celebrato con maestria nel film Paterson (andate a vederlo, se potete). Il poema ordinario di mamme e papà, nonne e nonni, il cui piccolo sole è rappresentato da quel figlio o nipote da accompagnare a scuola, magari attraverso stressanti e rocamboleschi slalom tra orari di lavoro e parcheggi che non ci sono; la mitopoiesi di ogni mattina d’insegnanti che hanno il senso della propria missione di educatori e degli alunni che sui banchi – seriali, egalitari, vetusti, – cominciano a muovere i primi passi da cittadini. Dall’altra parte sei colpito – ormai infastidito, un fastidio crescente, di massa – dal puntuale appuntamento con la serie televisiva “adorazione di se stesso”, dell’invenzione sempiterna del gesto sensazionale. Di fronte a taccuini, tablet, telecamere; il marketing dell’apparenza – ormai così tanto prevedibile e ormai spoglio di simbolico – coincidente con l’ego del sedicente primo della classe: bocciato – tra gli ultimi – nella competizione annuale di gradimento dei sindaci pubblicata dal quotidiano economico nazionale. L’Accorinti, o dello straordinario posticcio, che nega i diritti della gente: i diritti di cui la sua propaganda prometteva elevazioni esponenziali e allargamenti senza confini, fino e oltre gli stili di vita. E invece cadono diritti semplici, semplici diritti: apprendere, insegnare, affidare. Al sicuro. Al caldo. Cancellati. Per incuria, incapacità, improvvisazione. Non parliamo del Ponte sullo Stretto, delle grandi dispute sulla pianificazione urbanistica. O dei temi di arrapamento politico, come l’immigrazione o la legalità. E neppure del supremo disquisire di preventivi e consuntivi, in mezzo al balenar di spade tra teste lucide in giunta e controllori contabili troppo occhiuti. Si parla qui di manutenzioni, impianti, termosifoni e caldaie che dovrebbero funzionare e che nel mondo reale e civile funzionano: ordinaria amministrazione. Ricorrente e routinaria come lo è ogni anno l’inverno: arriva a dicembre e cede il posto alla primavera, in marzo. La spruzzata di neve di quest’anno è un di più. Il freddo c’era, c’è, ci sarà. Anche senza neve. Nessuna irruzione dell’eccezionale. No: al freddo, comunità scolastiche intere a battere i denti, chiusura pasticciata con provvedimenti privi di logica e grammatica amministrativa. E persino della cognizione esatta delle scuole cittadine.
Che dite? Le scuole chiuse hanno dato una botta in testa ai consiglieri comunali? Li ha svegliati dal finto e volontario letargo? La gente ha assalito anche loro? “Ci manciau a facci”? per dirla in lingua madre. Può darsi. Certo, i gettonati ora sanno che anche il popolo minuto sa: sono complici. Del sindaco. Che finora non hanno voluto sfiduciare. Per non perdere l’indennità: quel maledetto gettone – legato al respirare (e basta) per pochi minuti nel Palazzo – che ha messo nei guai giudiziari gran parte di loro. Alcuni, presidenta inclusa, ora hanno firmato la mozione di sfiducia. Non passerà? Non la voteranno? O stavolta usciranno dalla dimensione di funghetti parassiti? Cercheranno una riabilitazione agli occhi del popolo sovrano? Finché si parlava dell’abbigliamento, della bandiera pacifista al 4 novembre, del compleanno di Dario Fo buonanima, trovavi sempre i don Ferrante che non vogliono vedere la peste civica che devasta la città. I “diamogli tempo”. I “però è onesto”. I “ma quelli di prima”. Adesso, la falange si assottiglia. I “suoi” sono sempre meno. I “non suoi” si moltiplicano. La scuola tocca tutti. Cuori, coscienze, sensibilità. I ragazzini al freddo, poi rispediti a casa, le lezioni perse, l’istruzione pubblica ferita – già la cara e decantata istruzione pu-bbli-ca dell’intelligentia progress che circonda Renato – fanno male alle famiglie agiate e disagiate, accorintiane e non. Una motivazione forte, dicono i politici sesquipedali che, con fare accigliato, svolazzano per corridoi e stanze del Municipio. E mentre c’è, dopo la caccia alla firma e alla non firma, quella a sfiduciatori e incollati-attack, cervelli allenati fanno calcoli tra manuali amministrativi e calendari. E candidati sindaci non si candidano più, non candidati ora si candidano, e qualche outsider (Dio lo benedica) si getta nella mischia, è la città a gelare. Dentro. Come i suoi cittadini più piccoli. La coperta di Renato Narciso, è l’ultimo sberleffo. Basterebbe una fiammata. O una sola scintilla. Di dignità.