L’Ignoto Marinaio
Accorinti a Venezia: divo tra i divi, bastano tremila euro (vostri)
Non credo che a Renato Accorinti possa accadere a Venezia, ciò che Friedrich Schiller ne “Il Visionario” (“Der Geisterseher”: opera incompiuta, poco nota in Italia, ce l’ho nei meritori Tascabili Newton Compton, per la traduzione di Giovanni Berchet – l’autore della “Lettera Semiseria” in cui molti vedono una sorta di Manifesto del Romanticismo italiano – ma che ebbe grandi accoglienze alla sua uscita nel 1789, in Germania) immagina succeda al Principe: “La solitudine, in cui avea sin allora vissuto, cessata era per dare luogo a una maniera di vivere dissipata. La sua condizione era scoperta. Le attenzioni cui egli corrisponder dovea, l’etichetta di cui era debitore al suo rango, lo trascinarono insensibilmente nel vortice del gran mondo. Il suo stato, non meno che le sue qualità personali, gli apersero l’accesso alle più brillanti e spiritose conversazioni di Venezia: bentosto egli si vide in corrispondenza coi più chiari ingegni della Repubblica, tanto letterati che politici. Ciò lo costrinse ad estendere l’orizzonte, già sì limitato ed uniforme nel quale era stato rinchiuso il suo spirito. Egli cominciò ad accorgersi della meschinità delle sue idee… Quanto gli era parso difficile, nel passato silenzio della sua vita ritirata e oscura, il vivere tra mezzo al trambusto del gran mondo, altrettanto facile lo ritrovava egli adesso con suo stupore. Ognuno gli faceva incontro ad accoglierlo, tutto era perfetto ciò che gli usciva dalla bocca, e quando egli taceva, il suo silenzio era un furto alla società”. No, suvvia. Eppure il sindaco metropolita, nel week-end scorso, si è lasciato alle spalle la munnizza, i precari urlanti, il bilancio scassato e la guerra sulle macerie del Teatro, ed è sbarcato al Lido. Che vuol dire per far cosa? Per assistere alla consegna alla stella del cinema Valeria Solarino (non la conosco io, voi di certo sì) del Premio Cariddi: rispetto al Leone d’Oro un premietto paragonabile al gatto rugginoso (Prionailurus rubiginosus) che contende al gatto dai piedi neri (Felis nigripes) il titolo di felino più piccolo del mondo. Tremila euro, tanto è costata ai cittadini, la missione di Accorinti al Festival, per presenziare alla consegna del trofeuccio e poter dire che lui in Laguna c’era. Suvvia, che avete da criticare? Non è questa gran cifra. E non cominciate a fare i soliti irriverenti paragoni con i vostri stipendi, le vostre pensioni. E nemmeno con i non-stipendi dei vostri figli disoccupati. Cosa dite? Se la poteva risparmiare? Ma perché volete rubargli l’ebbrezza emanata dal red carpet? Maligni. È un viaggio inopportuno, visto lo stato agonico della città? Esagerati. Che c’entra poi la “rivoluzione dal basso”, quella contro auto blu, viaggi, luccichii e colori del potere di Peppino, Francantonio e Nanni Bugìa? Ora il potere è lui, il tibetano. E il potere ha i suoi doveri. Di forma, di presenza, di rappresentanza. Prima diceva altre cose? Si comportava in altro modo? Ma che volete? Dopo mesi e mesi vissuti in mezzo alla spazzatura e alle mille grane non risolte, volete dare un po’ di sollievo a un primo cittadino piagato dalle fatiche del non-governo? Perchè non concedergli la possibilità di sognare, di fare il divo tra divi, di ricaricare le batterie con sullo sfondo il mitico Hotel des Bains, nel quale Luchino Visconti girò Morte a Venezia. E di respirare lo stesso ossigeno di Alicia Vikander e Michael Fassbender, Naomi Watts e Liev Schreiber, Emma Stone e Andrew Garfield, Mel Gibson, Jude Law, Jake Gyllenhaal, Kit Harington. Chi lo dice che magari tra queste star nessuno lo cerchi, per un selfie o un autografo? La fama del sindaco “tibetano” è ormai Oltreoceano. E poi, provincialotti invidiosi, non sapete che tra loro divi, si cercano, si trovano. Bastano tremila euro.