L’Ignoto Marinaio – L’arancino di Nietzsche

L’Ignoto Marinaio
L’arancino di Nietzsche
No, Federico non l’aveva previsto. Lui, il grande, per tanti il più grande, filosofo che nel mese di aprile 1882 soggiornò a Messina. Non aveva previsto che il palazzo dove abitava sarebbe stata meta quotidiana di tanti messinesi. Ma non per rivivere l’atmosfera del suo “filosofare col martello”, molto più semplicemente per prendere un arancino o se volete una focaccia o una pizza. Lì, in via Cesare Battisti, di celebre c’è solo una rosticceria, null’altro. Di Nietzsche non c’è traccia. Non dico una statua, ma neppure una lapide, una targa, un’iscrizione. Nulla. Non ci ha mai pensato nessuno. Nessun sindaco, per dire. Tanto meno questo, il tibetano, sì lui Renato Accorinti. Si, lo so, lui è amato da tanti circoli esclusivi, da più di uno strato della “crème” culturale della città, si circonda di accademici, ma del filosofo a lui e ai suoi non frega nulla. E nemmeno delle radici, della storia della città. Eppure, Nietzsche rimase stupefatto di come si trovasse bene qui e dell’accoglienza che gli riservarono i messinesi: “… alla fine con audace decisione mi sono imbarcato come solo passeggero per Messina e comincio a credere di avere avuto in ciò più fortuna che intelligenza – giacché questa Messina sembra fatta per me; i Messinesi mi dimostrano una tale amabilità e premura, che mi sono venute in mente le idee più buffe (chi sa, per esempio, che non ci sia qualcuno che mi vien dietro in viaggio con lo scopo di comprarmi i favori di questa gente ?”. Così scriveva al suo amico Franz Overbeck: è l’8 aprile 1882. Si era imbarcato a Genova alla fine di marzo. Soggiornerà a Messina fino a qualche giorno dopo il 20 aprile, poi partità per Roma. Ma la sorella Elisabeth è convinta, ancora il 5 maggio, che fosse ancora a Messina, tanto che in quella data gli indirizza una cartolina ora conservata nell’Archivio Goethe – Schiller: “Mio caro Fritz, ti prego, fammi avere tue notizie, da così lungo tempo non so nulla di te…”.Friedrich viene chiamato “signor Messinese” dal suo amico Paul Rée, poco prima di fare la conoscenza a Roma di Lou von Salomè, la giovane donna russa in viaggio in Italia per motivi di salute, che ebbe un ruolo molto importante nella sua vita e alla quale chiese, inutilmente, di sposarlo: ” Caro signor Messinese – gli scrive il 20 aprile Rée -… con la sua decisione [di andare a Messina] ha provocato lo stupore e la preoccupazione della giovane russa. Costei è così incuriosita e desidera talmente vederLa e parlare con Lei, che voleva a questo scopo fare il viaggio di ritorno passando da Genova, e si é molto arrabbiata di sapere che Lei è ora così lontano…”.In riva allo Stretto (secondo qualcuno poco prima) Nietzsche scrive gli “Idilli di Messina“, una raccolta di 8 poesie, l’unica opera poetica – secondo molti un po’ “misteriosa” – al di fuori delle opere filosofiche in senso proprio ( F. Nietzsche, “La gaia scienza – Idilli di Messina”, versione di Ferruccio Masini, Adelphi).Insomma, non c’è veramente tanto – parlo di memorie, cultura, ma anche di turismo e marketing territoriale – per legare Messina a un gigante del pensiero europeo, conosciuto in ogni angolo del mondo ? Sarebbe così difficile realizzare un busto – che so al porto – e una lapide sull’ edificio che lo ospitò ? E la magnifica Università, con questo suo magnifico Rettore così presenzialista, non potrebbe organizzare ogni anno un convegno internazionale di studi sugli “Idilli” o, che so io, sulla poetica filosofica di Nietzsche, o su ciò che ritenesse più idoneo allo scopo. Solo, ad exemplum, purché si mettano i cervelli in movimento. Per non dare impressione che non ce ne siano più attivi in città. Immaginate cosa su queste tracce e sull’opera avrebbe impiantato una città o una università americana, anche ai fini di attrazione turistica ? Certo c’è da lavorare, invece…
“In un’eternità indistinta,
E un abisso senza confini
Si spalancò: – tutto era passato –
Venne il mattino: sta immota una barca
Su neri abissi e riposa, riposa –
Che accadde ? fu subito il grido,
Il grido di cento – che è stato ? Del sangue ? –
Nulla accadde ! Tutti dormivamo,
Dormivamo – ah, così bene! così bene! ”
( Da “Mistero notturno”, in “Idilli di Messina”)
Già nulla accadde, dormivamo così bene… E pensare che alcuni non credono al “genius loci”… Io lo vedo seduto dai fratelli Famulari a gustare un arancino, lui spirito ironico, ride… E noi ?