L’Ignoto Marinaio – “Molto rumore per nulla” commedia “messinese”, ma qui snobbano pure Shakespeare (anche questa giunta dotta e sapiente)

L’Ignoto Marinaio
“Molto rumore per nulla” commedia “messinese”, ma qui snobbano pure Shakespeare (anche questa giunta dotta e sapiente)
Debbo alla collega Gisella Cicciò – sorella di un gran signore del teatro che dà lustro (consapevole?) alla nostra città – il richiamo a “Molto rumore per nulla” (forse meglio “Molto trambusto”, ma ormai passa così). Evocazione appropriata per l’esito della mozione di sfiducia al sindaco Accorinti. Anche se troppo alta rispetto alle teste dei protagonisti. Pazienza. La citazione di Much Ado About Nothing mi dà il destro per dedicare qualche riga alla tragicommedia del grande scrittore inglese. La ragione c’è: Shakespeare la volle ambientare qui a Messina. In una Messina, contestualizzata nella cornice storica della dominazione spagnola, che l’autore immaginò retta dal governatore Lionato, amico del principe don Pedro D’Aragona. Composta tra l’estate del 1598 e la primavera dell’anno successivo, fu rappresentata per la prima volta a Londra, presso la corte reale nell’inverno del 1612-1613, in occasione dei preparativi per il matrimonio tra Federico V Elettore Palatino ed Elisabetta Stuart, celebrato il 14 febbraio 1613. Personalmente, non ho mai creduto alla leggenda che Shakespeare fosse di origine messinese: troppo labili le motivazioni di questa tesi. Anche se il problema, a livello storico-letterario, si è posto: insomma, c’è chi ci crede e porta argomenti a sostegno della messinesità del più grande drammaturgo europeo che per tutti nacque a Stratford-upon-Avon. L’idea di uno Shakespeare nato a Messina ha trovato qualche appiglio nelle lacune della sua biografia. Ma, poco altro. No, non è questo il motivo per il quale il Bardo scelse la Città dello Stretto per ambientare la sua commedia. Di certo Messina era al suo tempo una città nota e importante in Europa. Ma, soprattutto, sono molti i punti di contatto tra l’opera shakespeariana e quella dell’italiano Matteo Bandello, appunto ambientata a Messina: la XXII del primo libro delle Novelle dal titolo “Narra il signor Scipione Attellano come il signor Timbreo di Cardona essendo col re Piero di Ragona in Messina s’innamora di Fenicia Lionata, e i varii e fortunevoli accidenti che avvennero prima che per moglie la prendesse”, pubblicata molto prima, nel 1554. Lo scritto giunse a Shakespeare attraverso traduzioni di autori francesi. E vi si ispirò. Anche per la location e il nome del governatore. Certo è che “Molto rumore per nulla” è considerata un modello di maestria teatrale e il titolo è entrato nel linguaggio comune, in tutto il mondo, per significare “una cosa da nulla” rispetto allo strepito che se n’è fatto. Ha avuto molte riproduzioni artistiche, dal cinema alla pittura. È gustosa, ironica, interessante: vale la pena leggerla (chi non l’avesse, può trovarla gratuitamente sul meritorio sito www.liberliber.it). Ma soprattutto è conosciuta ed è stata rappresentata in molti teatri in Italia e all’estero anche con riduzioni, adattamenti, libere interpretazioni. Ma a Messina mai. Non è stata mai messa in scena nella città nella quale è ambientata. Non ha mai trovato ingresso nei cartelloni del Vittorio Emanuele. Niente. William Shakespeare ha apprezzato Messina, ma Messina non ha mai ricordato né il senso di questo apprezzamento, né Shakespeare. Incredibile? No, è proprio così. Amministrazioni e assessori alla Cultura non hanno mai pensato di creare un “quid” che recuperasse opera ed autore alla memoria, all’identità, al marketing territoriale di Messina. Non lo ha fatto, in particolare, la giunta Accorinti, che si spaccia per dotta e sapiente dopo gli anni di oscurantismo di “quelli di prima”. Non mostra alcuna sensibilità culturale. Come prima, peggio: non fa nulla per la cultura. E, adesso, non ha neppure un assessore alla Cultura: la signora Ursino è dimissionaria. In verità, non è che si noti granché l’assenza. Come prima la presenza. In linea con quasi tutti i predecessori. E non è un caso che Accorinti abbia perso un finanziamento di 290 mila euro del Ministero dei Beni e Attività culturali. Ma, tornando a Shakespeare – snobbato al pari di Nietzsche, Pascoli, Schiller, Goethe – al di là delle dicerie sui natali, il filo tra uno dei più grandi scrittori della storia della letteratura mondiale e la città quindi c’è ed è concreto. Il Comune, il Teatro, l’Università, la Cultura messinese dovrebbero investirci su. Inventarsi qualcosa. Uscire da questa amnesia collettiva. Che è ignoranza. Barbarie. Perdita di storia e di radici. E di fiducia in se stessi. Il danno è per tutti i messinesi. Per tutti noi. E allora datevi una mossa. Diamoci una mossa. Non vorrete dare, amici miei, per vera la finzione scenica: “… questa gente la conosco bene; so per filo e per segno quanto pesano: scimmie alla moda, mentitori, bari, beffeggiano, disprezzano, calunniano, si pavoneggiano grottescamente mostrando a tutti una faccia spavalda, e con poche parole da sbruffoni son capaci di dirti come e quando sapranno dare una buona lezione ai loro nemici… avendone il coraggio”. (W. Shakespeare, “Molto rumore per nulla”). Non facciamo le scimmie. Siamo cittadini.