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L’Ignoto Marinaio – No alla sfiducia. Francantonio traghettatore salva Renato No-Ponte: non crederete davvero alla libertà di voto o alla rivoluzione dal basso?

L’Ignoto Marinaio

No alla sfiducia. Francantonio traghettatore salva Renato No-Ponte: non crederete davvero alla libertà di voto o  alla rivoluzione dal basso?

Quindi Accorinti ce l’ha fatta. 23 consiglieri hanno votato a favore della mozione di sfiducia, 10 contro e 5 si sono astenuti. Occorrevano 27 sì. Non ci sono stati. Inutile scrivere e riscrivere ancora nomi di “eroi” e “antieroi”. Da un lato e dall’altro. Per alcuni, non per altri. Non mi serve per capire la lente dell’entomologo o il microscopio dello scienziato per leggere nella gelatina informe del Consiglio comunale. Chiunque si perderebbe tra i micro-interessi da tutelare, l’indennità di carica da conservare, il ruolo piccino da preservare, i clientes da rappresentare, il favore al sindaco da restituire, le pressioni pro e contro fatte e subite; le promesse, i ricatti, gli impegni presi e le cortesie sperate, e tanto altro di queste mille e una notte. Non servono strumenti ottici di precisione. Bastano gli occhi. Quelli della Ragione. Per leggere, capire, distinguere.  Chi ha votato, lo ha fatto per appartenenza o perché gli è stato detto di farlo. Metterei nella prima categoria i consiglieri “accorintiani”, quelli che ex ante o ex post ne condividono comunque la visione e il percorso. Poi ci sono quelli che, per gli stessi motivi di appartenenza dovevano votare a favore della sfiducia e invece hanno votato No o si sono astenuti, il che è lo stesso. Sono per lo più seguaci di Genovese: lo hanno seguito nel suo passaggio, da sinistra a destra, dal Partito Democratico a Forza Italia. Senza batter ciglio. Molti gli devono tanto, alcuni tutto. Cosa credete, che siano stati liberi e indipendenti nel voto ? Credete, nel dire No alla cacciata del sindaco, abbiano avuto a cuore gli interessi della città? Dopo avere detto peste e corna di Accorinti, dopo averlo criticato, attaccato, dileggiato; dopo essersi scandalizzati per le sue scelte, per gli scontrini, per figli e nipoti lasciati al freddo a scuola e financo per il suo abbigliamento. Soprattutto: se sei all’opposizione, è coerente che voti per mandare a casa un sindaco a cui ogni giorno rinfacci malgoverno, incapacità e incompetenza. Invece? È arrivato l’ordine: voi votate contro, invece voi vi astenete. Pallottoliere – vabbè, computer – alla mano. Tutto calcolato. Per arrivare alla fiducia. Regista: Francantonio Genovese. Perché avrebbe dovuto fare votare per cacciare il sindaco più No Ponte possibile? Perché? Gianpiero? Non lo ha convinto. Affatto. Il Magnifico? Neanche. L’idea di Vermiglio sindaco? Nemmeno. Che ci avrebbe guadagnato da un’elezione in primavera? Meglio avere un primo cittadino – un tempo amico – sempre sodale nelle battaglie contro quella schifezza che dovrebbe collegare le due rive dello Stretto. Al posto della Tourist. È così ha deciso di salvarlo. E lo ha salvato. Il quale Salvato, si è guardato bene dal dire – come la Dc diceva al Msi se i parlamentari della Fiamma erano determinanti in Parlamento – sono voti “non graditi e non richiesti”. I voti per salvare la poltrona sono stati richiesti eccome. Con tutti gli argomenti, nessuno escluso. Sono arrivati. Graditi, graditissimi. Sorrido dell’apparente ingenuità dei Cambisti dal Basso che suggerivano ad Accorinti di lasciare: “Ciò che non riusciamo a comprendere è, invece, il perché una persona onesta come Accorinti pur di restare in sella si presti a questi giochi e non prenda la palla al balzo per ridare la parola ai Messinesi. Perché se ha operato benissimo, come dice, non sceglie la strada più democratica per chiedere alla città come giudica il suo operato? Perché preferisce subordinare la sua Sindacatura alle scelte di un Consiglio Comunale, da lui più volte pesantemente apostrofato, e dalle decisioni ed i calcoli di #quellicheceranoprima?”.

Perché? Perchè le rivoluzioni sono spesso finte: sostituzione di potere con potere, cambiamento di un Io con un altro Io. Perché l’anima, l’etica, la morale c’entrano poco o nulla. E dinanzi allo spettacolo che il Male entra in campo per salvare il Bene, quelli che se la sono bevuta, non credono ai propri occhi. Ma come, Francantonio salva Renato che abbiamo eletto contro Francantonio e il suo infelice Felice. E il Consiglio, quel Consiglio di brutti, sporchi, cattivi?  Lui, “fiume in piena dentro il Palazzo” che avrebbe scardinato “tutte le porte delle stanze del potere” avrà scardinato al massimo qualche scantinato del Municipio, se poi ha trovato tanti “quelli di prima” che lo hanno graziato. E se non dei consiglieri “genovesi” – prima piddini e poi, a comando, berluschini – di chi parlava Accorinti quando sparava a zero contro coloro che “avendo cura solo del proprio tornaconto di bottega, bramando le prossime elezioni, studiando a tavolino i propri posizionamenti, passando da uno schieramento all’altro in base agli accordi più vantaggiosi, senza nessuna idea o ideale”?

 “Io – prometteva – non mi lego a questa schiera, morrò pecora nera”. Invece, si è legato, pur di non essere sfrattato, mani e piedi ai “gettonopolisti”, ai “bottegai”, ai transumanti da una sponda all’altra. Ora deve il posto a loro e al loro dominus. Dovrà stare zitto. Accondiscendere. Chinare il capo, quando sarà necessario.

“‘Non perda tempo, dottore’, disse. La cosa importante è che da questo momento lottiamo soltanto per il potere.’ Senza smettere di sorridere, prese i documenti che gli consegnarono i delegati e si preparò a firmare. ‘Dato che le cose stanno così’, concluse, ‘ non abbiamo alcun inconveniente ad accettare.’ I suoi uomini si guardarono costernati. ‘Mi perdoni, colonnello’, disse lentamente il colonnello Gerineldo Marquez, ‘ma questo è un tradimento'”. (Gabriel Garcìa Marquez, “Cent’anni di solitudine“, Biblioteca di Repubblica)