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Ponte: e se facessimo le “Primarie”?

È tempo di primarie. Si fanno a sinistra e non le fa, sbagliando, il centrodestra, dilaniato proprio dall’assenza di esse. Una via, imperfetta quanto si vuole, ma unica se si vuole affidare a molti e non a pochi la scelta dei candidati a governare le città. Il prodotto è comunque un flusso di partecipazione civica e passione politica che dà senso alla stessa politica avvizzita e rinchiusa in se stessa. Ma ci sono scelte che per la loro incidenza e anche le risorse che impegnano, sono ancora più importanti della selezione di una classe dirigente. Una di queste, in un’agenda nazionale e in particolare meridionale povera di idee , é ancora e sempre il Ponte sullo Stretto. Che ritorna, perché ha una forza interna di respiro storico che fa da attrattore in tutte le stagioni di governo centrale e locale. Dichiaro che da sempre io sono un “Sì Ponte”: ad essere chiaro, non sono iscritto né a cose verdi né a libri paga di traghettatori. E non è la discussione di merito che stavolta propongo, ma di metodo, importante quanto l’altra. Perché non fare le “primarie” per il Ponte? Un referendum tra i cittadini di Messina sulla sua realizzazione. Con un quesito non generico ma specifico e aggiornato alla questione di oggi: bisogna costruire il Ponte già appaltato o pagare il gruppo di imprese a non farlo con una penale di oltre 1 miliardo di euro? Su questo, dibattere e offrire un risultato forte -quello della città del Ponte- ai decisori, governo e parlamento per primi. La questione così uscirà da discussioni tra addetti ai lavori e sia di tutti. Potrà diventare priorità, impegno, responsabilità, costume, estetica di una città. E il Luogo dove tutti ci si misura e ci si confronta su declino e futuro di Messina e di chi la vive. Una grande consultazione popolare che dia la parola ai cittadini e metta sul tavolo, sotto gli occhi di tutti, il confronto tra interesse pubblico e interessi privati, legittimi e non. E, nel Logos di tutte le opinioni e di tutte le appartenenze, faccia recuperare a una comunità di “vinti” da malgoverno e scetticismo distruttivo e autodistruttivo il gusto delle dei grandi sogni. La sfida al sindaco “tibetano” è lanciata.