Il popolo della scuola, studenti compresi, domani sciopera e scende in piazza contro la riforma di Renzi, ma Governo e maggioranza, se da una parte ribadiscono la bontà del disegno di legge e l’intenzione di andare avanti, dall’altra non rinunciano a lasciare una porta aperta al dialogo, viste anche le modifiche apportate al ddl in Commissione alla Camera. Anche se le posizioni non sembrano al momento proprio concilianti. Che la situazione sia complessa lo si era visto ieri a Bologna, dove il premier Matteo Renzi ha reagito con fermezza dal palco ai fischi e alle contestazioni, salvo poi discutere a quattr’occhi, nel merito del ddl, proprio con alcuni dei precari che lo avevano contestato.
Il ministro Stefania Giannini si è detta “perplessa” perché i punti sui quali si sciopera “sono assolutamente estranei a quello che noi vogliamo fare con la buona scuola, cioè autonomia scolastica e potenziamento dell’offerta formativa”. Ma il ministro ha aggiunto che “è bene che si entri nel merito, che si valuti il contenuto di questa riforma” sulla quale si possono fare “miglioramenti”. Come quello apportato ieri sera in Commissione cultura alla Camera, a firma Pd, nel quale si mitiga il potere dei presidi, uno dei punti più contestati del ddl.
La Camera dovrebbe licenziare entro il 19 maggio il testo della ‘Buona Scuola’, che poi passerà all’esame del Senato. Oggi il presidente della Commissione Istruzione di Palazzo Madama, il dem Andrea Marcucci, ha reso noto che chiederà a Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo di essere auditi sulla riforma. “Vediamo se questa volta Cgil, Cisl ed Uil hanno realmente intenzione di fare proposte realiste e concrete” ha aggiunto il senatore del Pd. Spiegando poi, però, di aver preso questa decisione da tempo e “senza aver sentito nessuno del governo. Mi sembrava semplicemente una cosa giusta da fare e l’ho proposta”.
Al momento comunque le posizioni restano molto distanti, con i sindacati che annunciano migliaia di manifestanti ai cortei di domani e prevedono adesioni massicce allo sciopero. Anche se, in realtà, non mancano i prof e i dirigenti scolastici che dichiarano di non aderire e su Twitter parlano di “ignoranza” circa i contenuti del ddl.
Stesso concetto espresso dal ministro Giannini (“forse Camusso non ha letto il ddl”) e dal sottosegretario Davide Faraone, che parla di “fantasmi e bugie”. Sarà normalmente in cattedra domani Agnese Renzi, moglie del premier e insegnante part time a Pontassieve. I sindacati dal canto loro ribadiscono le ragioni della protesta, e in particolare il no ai “super poteri dei dirigenti scolastici”, la richiesta di un piano di assunzioni per stabilizzare il lavoro di docenti e Ata e il rinnovo del contratto scaduto da sette anni, oltre a forti investimenti. I cortei di domani, che si svolgeranno in sette città (Aosta, Bari, Cagliari, Catania, Milano, Palermo, Roma), vedono schierati compatti cinque sindacati della scuola: Flc Cgil, Uil Scuola, Cisl Scuola, Snals Confsal e Gilda. I leader saranno sul palco a Roma, Milano e Bari.
In piazza anche i Cobas, che però si smarcano dai “cinque sindacati monopolisti” che, secondo il leader Pietro Bernocchi, “si sono già pronunciati a favore di un compromesso a perdere con Renzi”. La protesta dei Cobas si concentrerà essenzialmente a Roma, dove manifesteranno prima davanti al ministero del’Istruzione e poi in piazza Montecitorio con gli studenti. La protesta nelle città preoccupa il Viminale, anche alla luce di quanto successo ieri a Bologna con gli scontri polizia-manifestanti: una circolare inviata oggi a prefetti e questori invita “le autorità provinciali di pubblica sicurezza a curare con la massima attenzione l’attività di vigilanza degli obiettivi sensibili”. Per domani si annuncia anche un flash mob in piazza Duomo, a Trento, proprio nelle ore in cui sarà presente Matteo Renzi.(www.ansa.it)