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Sofia la Luna e Tu – Intervista a Gianluca Rando

gianluca-randoIniziamo col farti i complimenti per questo tuo ultimo lavoro compositivo, ancora una volta, molto originale ed espressivo, che esalta ancora una volta le tue caratteristiche tecniche di chitarrista e anche la tua profonda vena poetica.
Incuriosisce molto il tuo nuovo brano dal titolo “Sofia, la Luna e Tu”, di cui tu stesso sei compositore e paroliere.
Dopo anni in cui ti abbiamo visto nei vari locali con un chitarrismo acustico, oggi ritorni in auge con questa suite in elettrico.
In “Sofia, la Luna e Tu” un susseguirsi di vocalità e di sonorità avvincenti, come tu solo riesci a creare, un crescendo di romanticismo, che tocca corde molto profonde e nascoste del cuore, facendo sognare anche chi sognatore non è, un “colpo rock” con avvolgente intensità, forza e amore.

– Cosa ti ha condotto a questa scelta musicale?

GIANLUCA: Ho deciso di scrivere questo brano ritenendo indispensabile il ritorno alle mie origini da rocker, rispolverando i cari suoni degli anni ’70. Non è un caso che io abbia rispolverato la mia vecchia testata Marshall per le parti in elettrico!

 

– Il brano racconta di Sofia. Quale particolare ci sveli?

GIANLUCA: Pur consapevole di sforare la durata standard di un brano radiofonico, ho voluto ugualmente dedicare undici minuti di pura poesia all’ascoltatore, concentrandoli in tre movimenti, che, pur differenti tra loro, hanno in sé racchiuso l’amore come unico leitmotiv.
Il pianoforte introduce una atmosfera aulica, attraverso cui Giovanni Girone, amico e vocalist d’eccezione, racconta la crescita di Sofia e della relazione innocente tra due teneri, e forse anche un po’ incoscienti, amanti.
“…diventerai bellissima, ti innamorerai, truccherai il tuo viso nel pensare a lui, ma non cambiare mai..” è la strofa che chiude la prima parte cantata.

– A fare da spettatrice la Luna?

GIANLUCA: Già… Quante volte abbiamo chiesto a chi non abbiamo vicino in un preciso istante di guardare la luna per sentirsi accanto a noi”. Sarò un sentimentale (sorride), ma mi è capitato spesso.

– Descrivici com’è nata la parte orchestrale centrale?

GIANLUCA: Ho scritto l’adagio la scorsa estate, a Salina, durante il mio tour alle isole Eolie. Non ti nascondo che tutto è nato di getto! Forse, perché quando lasci fare al cuore, le note sono sempre più spontanee e naturali e sgorgano a fiotti fuori dall’anima. Straripano!

– A chi è riferito il “Tu”?

GIANLUCA: “Tu” si riferisce alla fine di un’importante storia d’amore che, come tale, lascia dentro non solo l’amaro, ma anche tanti ricordi indelebili… Una sorta di inno, che ci invita a riflettere sul presente, ma soprattutto sul futuro.

– Sai bene che questo progetto ha incuriosito anche gli amanti del rock progressivo. Dacci le tue considerazioni a caldo?

GIANLUCA: La cosa, indubbiamente, mi fa piacere e mi onora. Ma – vedi – come ho sempre detto, anche in altre interviste, non mi reputo un artista da pubblico d’élite. Anche quando suono o scrivo qualcosa di meno canonico, punto sempre al cuore della gente comune. Insomma, mi reputo un musicista popolare!

– Questa è la tua prima esperienza che ti vede protagonista di una stesura di un testo musicale. Ritieni che seguirà un prosieguo in tal senso?

GIANLUCA: In realtà, ho scritto altre cose in passato, ma non ho mai avuto la voglia di condividerle pubblicamente. ‘Stavolta ho sentito di farlo (sorride), forse perché sento questo progetto davvero mio in tutto e per tutto. Visto il feedback positivo, ricevuto dal mio pubblico, non ne escludo un seguito!

– A chi devi la tua ispirazione artistica?

GIANLUCA: Decisamente alle esperienze di vita.

– E’innegabile che questa suite rappresenti un momento di poesia musicale da assaporare ogni volta come fosse la prima. Come non rinnovarti i miei complimenti?!

GIANLUCA: Ti ringrazio… (sorride)

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