L’Ignoto Marinaio – Aspettando il nuovo nuovo: fermi con i pennelli, per favore
L’Ignoto Marinaio
Aspettando il nuovo nuovo: fermi con i pennelli, per favore
Cosa succederà alle Amministrative che si terranno a Messina ormai tra due anni? Tra due anni perché i consiglieri comunali – gettonisti e ormai non gettonati dalla gente – hanno deciso di tenersi ben stretta la poltroncina di Palazzo Zanca: non sfiduciano Accorinti e quindi neppure se stessi. E, in fondo, va bene così: siano immortalati fino all’ultimo respiro nell’abbraccio tragico. Tragico per la città. Ma tant’è. Ed è meglio che le menti sveglie e le coscienze consapevoli si preparino. Cosa succederà nel Centrosinistra, Dio solo lo sa. Che farà il Pd orfano di Genovese? Si butterà sul sindaco tibetano, sicuro ricandidato? O tenterà vie nuove? E i grillini? Certamente metteranno in pista qualcuno. Contro Accorinti, innanzitutto. Chi? Da quelle parti credono che, chiunque sia, può vincere. Tanto, di questi tempi, più sconosciuto è, meglio è. Pensano. Anche se i dati delle elezioni comunali che si concluderanno con i ballottaggi di domenica 19 giugno, non dicono così. Le due donne pentastellate – non casuale neppure questo – che sono andate al secondo turno – la Raggi e la Appendino – non sono “quisque de populo”: sono due consiglieri comunali uscenti a Roma e Torino. Si sono “fatte”, bene o male, nelle assemblee elettive. Hanno fatto l’opposizione. Se penso alle “donne consigliere” di Palazzo Zanca, sorrido. Non per il confronto sull’aspetto – che pure gioca ormai un suo ruolo nell’arena politica – ma per la “testa”. Vabbè, lasciamo stare. Ci interessa un po’ di più il campo del Centrodestra. Silente. Imbarazzante silenzio. Da quelle parti saranno in meditazione ? Sono in attesa di ordini da Roma? E da chi, a Roma ormai non danno più ordini. I poteri, vigili e pesanti, si sono liquefatti. C’è gente stanca, che non sa che sarà di sè – il chiodo fisso di tornare lì, ma come stavolta? – figurarsi se possono pensare alla babbissima città che li ospita. E ai suoi abitatori. Non sembra affar loro. Aspettano il pupo? Per capirci, il pupo che deve mettere nel teatrino Francantonio. E chi sarà mai? Sarà alto o basso, sfilatino o tracagnotto? E gli occhi, di che colore li vuole Genovese? Chiari o scuri? Importanti gli occhi nella comunicazione politica. Devono attrarre, magnetizzare, ipnotizzare il popolo. E così aspettano. Che il gruppo
Tourist, travestito da Forza Italia, imponga le mani sull’unto dal signore. Si lavora di pennello, come quando bisogna dare una rinfrescata agli imbarcaderi. L’unto è ancora incognito, il signore no. Peraltro dei resti del Centrodestra ante-Francantonio, quelli che non si sono ancora consegnati, non si sa nulla. C’è chi ha altro a cui pensare: leggasi grattacapi giudiziari, come Genovese peraltro. Altri sono diventati filo-renziani, via Alfano: quindi, a rigore, sarebbero nell’altra metà campo. Ma il ministro dell’Interno, non naviga in buone acque. Nella Capitale e neppure qui nei dintorni. E mano mano che le Politiche (e le Regionali) si avvicinano, il rumore di fondo di quelli che vogliono tornare a casa di B., aumenta. Affaracci loro. Qui, a Messina, i più intelligenti – giudizio dato
da se medesimi – si fanno il conto: possiamo andare a sinistra, perché siamo al governo; oppure a destra, come ha fatto Lupi a Milano. Eh sì. E aspettano Angelino. Il quale, a loro pensa.
Intanto Ardizzone tesse la sua tela: fa il presidente dell’Ars – lì portato sulle spalle da Gianpiero – ma ora si è messo la maschera “civica”. Dipinta sulla faccia. Ora non è politico, Giovanni non è di nessuno. Di tutti. E di tutti i colori. Nuovo, nuovo. Pennello. È convinto che funzioni. Intanto starà fino all’ultimo istante assiso lassù, sul soglio presidenziale. Ah ecco perché i consiglieri “centristi” non mollano, devono aspettare che lui finisca il mandato. O no? E chi non è catalogabile in tutta questa variopinta fauna che deve fare? Qualcosa si deve pur fare. Di nuovo. Vero nuovo. Non vecchio pitturato. Se no, rivince Accorinti. Perché la gente tra il vecchio pitturato di nuovo e il nuovo che nuovo non è, sceglie il secondo. Il primo lo conosce bene, da anni; il secondo, in parte, non del tutto: ha capito, ma vuole illudersi. E, se non vede nulla di nuovo vero, voterà ancora per il Tibetano. E poi lo maledirà cinque anni ancora. Come prima. Come sempre.





