A scuola d’ingiustizia: Docenti premiati e docenti puniti
MESSINA – Riceviamo e pubblichiamo:
Illustre direttore,
la dignità, o ce l’hai o non ce l’hai! Ci sono cose nella vita che non possono essere messe in vendita. Tutti ricorderanno che circa un anno fa, il nostro governo , mise in “palio” un incentivo, o se volete, un “bonus” per tutti i docenti “meritevoli”! Bene: questo “bonus”, attribuito da una commissione di docenti interni al proprio istituto di appartenenza, da due genitori, da un dirigente proveniente da altro istituto, oltre che dal dirigente dell’istituto stesso, è in liquidazione proprio in questi giorni e comunque lo sarà entro l’anno. Cosa sta accadendo? Accade che alcuni dirigenti abbiano deciso di distribuire “a pioggia”, indistintamente, questo denaro. Altri hanno, invece, istituito una graduatoria con i nomi dei docenti meritevoli, indicando motivazioni ed entità del relativo “bonus”; altri ancora – per fare un esempio numerico – su 250 docenti ne hanno premiati 38, con la conseguente ripartizione in cifre da un massimo di 1450 euro a un minimo di 300, senza publicare graduatorie e senza uno straccio di motivazione!
Allora la domanda sorge spontanea: in un’Italia, specie qui in Sicilia, dove molti docenti, lavorano in condizioni precarie, spesso al freddo e al gelo, sprovvisti degli strumenti-base per potere insegnare; privi, insieme ai propri alunni e studenti, persino della carta igienica e percependo un salario che – in proporzione al resto dell’Europa – ma dando l’anima, senza guardare orari e prestazioni “extra”, trascurando la propria famiglia, può uno Stato degno di tal nome, consentire a certi dirigenti scolastici di fare figli e figliastri, amici e non, insegnanti del “cerchio magico” ed esclusi, secondo il proprio arbitrio e talvolta il proprio capriccio ? È deprimente, oltre che ingiusto, che si ritrovi gratificato al massimo chi non lo merita e sia umiliato – non per il vile denaro in sé, ma per il riconoscimento negato – proprio chi ce l’ha messa tutta con risultati obiettivi e verificabili, soprattutto nel profitto raggiunto dai propri allievi. Per questo, caro direttore, ci sono docenti – come chi scrive – che ha deciso di non accettare che venga offesa la propria dignità e professionalità, rifiutando sia il “bonus” e con esso il metodo – iniquo e irragionevole – che ha ispirato la distribuzione di questa misera torta. Nulla di eroico: un gesto semplice ma portatore di un esempio teso a dimostrare il primo insegnamento da portare nelle proprie classi e nelle proprie scuole: la lezione morale della dignità del proprio lavoro. Io lo considero tuttora una missione. E la onoro anche così.
Cordialità e grazie per l’ospitalità.
M.D.





