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L’ignoto marinaio – La cardiochirurgia pediatrica da Taormina a Palermo? Se i politici nuovi fanno la politica vecchia

La polemica sul tentativo di trasferire il polo cardiochirurgico infantile da Taormina a Palermo, si presta a molte considerazioni. Su tutte, quelle di merito che pure sono state fatte da tanti e in più luoghi. Smontare un servizio di qualità, che funziona al punto da essere diventato punto di riferimento per le famiglie di tutta la Sicilia non ha alcun senso. A maggior ragione perché finirebbe per mettere nel nulla consistenti investimenti pubblici effettuati nell’attuale struttura ospedaliera a Taormina. Due notazioni che tagliano la testa al toro e fanno capire qual è la cosa giusta da fare, che il manager dell’Asp, il quale sa di cosa si parla, ha dettagliatamente analizzato.
Ma la vicenda si presta anche a qualche notazione, sui soggetti politici che si sono intestati questa poco civile battaglia. La quale ricorda ancestrali di ‘furto del Santo’ che storia e leggenda, nel corso dei secoli hanno attribuito a comunità e città, le une e a discapito di altre. Se poi, com’è, il tentativo di rubare a Taormina e alla provincia di Messina una delle eccellenze rimaste in favore di Palermo, viene dal M5S, la questione offre il fianco ad appuntite ma inevitabili critiche. Il campanile non è nuova ma vecchissima politica. Ed è precisamente quella della logica del proprio collegio elettorale e della personale bottega anteposte a quelle altrui e, quel che è peggio, all’interesse generale che nel caso specifico è un servizio che funziona con soddisfazione di tutti. I grillini palermitani vogliono portarsi a casa il “santo”, ma qual è la differenza con lo stile e il modo di fare e pensare dei politici di vecchio conio da cui si proclamano distinti e distanti ? E loro, tanto sensibili a sprechi e scontrini, come giustificano il buttare alle ortiche le ingenti risorse impiegate a Taormina per adeguare la location ai parametri richiesti dal Bambin Gesù, e fare altre spese a Palermo ? Dov’è il “nuovo” in un’operazione che invece di iscriversi nelle dinamiche di creazione di attività nuove e aggiuntive, alimenta la guerra tra territori poveri di strutture sanitarie di alta qualità? E ancora: cosa c’è di nuovo in questo depredare una provincia, qual è Messina, debole di politica e di classe dirigente? Quello di accelerarne il declino che passa per la perdita progressiva del proprio patrimonio materiale e immateriale? Ci sono dei limiti evidenti sul fronte della democrazia interna e dello spessore del ceto politico dei Cinque Stelle nazionali che sono sotto gli occhi di tutti. Ma in Sicilia i limiti sono più gravi. Perché si riducono a politiche vecchie fatte da politici ‘nuovi’. Che, per questo, nuovi non sono. Affatto. E, così, non lo diventeranno mai.

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