L’Ignoto Marinaio – Il Centrodestra a Messina: sotto padrone?
L’Ignoto Marinaio
Il Centrodestra a Messina: sotto padrone?
Il passaggio di Francantonio Genovese – armi e bagagli – dal partito di Renzi al partito di Berlusconi ha sconvolto la città politica. Dalla “rive gauche” alla rive droit”: il nipote di Gullotti ha mostrato che la vocazione di traghettatore ce l’ha anche in politica. Lo prova anche l’abilità con cui ha trasportato la sua truppa, pressoché intera – la quale fino a quel momento gioiva di essere nel maggiore partito della sinistra – da una sponda all’altra della politica: deputati, consiglieri comunali. dirigenti politici, ora indossano la maglietta dell’ex Cavaliere, perché la indossa lui. Nello spazio di un mattino il Pd, che era ricco di presenze, si è ritrovato povero e Forza Italia ha vinto alla slot-machine: è stata invasa da personale politico che prima si trovava nell’altra metà campo.
Tutto bene ? Beh, non proprio. Miccichè gongolerà, ma il centrodestra messinese non credo abbia molti motivi per farlo. Senza entrare nel dettaglio -compito che le cronache locali assolvono puntualmente – quell’area politica che negli ultimi anni ha guidato la politica e l’amministrazione della città (e della Provincia, oltre che di tanti comuni), dall’arrivo di Genovese ha da perdere o da guadagnare ? Le amministrazioni di centrodestra degli ultimi anni, hanno certo dato vita a gestioni non brillanti e talvolta dissennate che danni in città ne hanno lasciati. Inutile nascondere il sole con la rete: sono sotto gli occhi di tutti, esagerazioni e demonizzazioni a parte. Ma l’eredità più grave lasciata dal centrodestra ai messinesi è…Accorinti. Non vi meravigliate: è proprio così. Sono “quelli di prima” che hanno fabbricato – giorno dopo giorno – il “sindaco tibetano”. Perché hanno seminato, a piene mani, rabbia, frustrazione, rancore e protesta sociale: l’humus in cui è germogliato l’attuale primo cittadino. Il vecchio centrodestra è quindi responsabile dei suoi guasti e di quelli – altrettanto o anche più gravi – che Renato Accorinti ha causato e sta causando a Messina e ai messinesi. Dopo questa crisi, il centrodestra aveva e ha bisogno di rigenerarsi moralmente, culturalmente e politicamente. La trasmigrazione di Genovese rende estremamente difficile questo momento necessario di ricostruzione, dopo un periodo – tuttora in corso – in cui questo mondo politico sta pagando, con l’irrilevanza politica, i suoi errori e le sue scelte sbagliate. Genovese, oltre ad avere una situazione giudiziaria in corso fin troppo nota e tuttaltro che leggera (sarà stata una carta di credito presso
Berlusconi, insieme al suo patrimonio ?) sulla quale spetterà alla Magistratura esprimersi con le garanzie della giurisdizione, ha una storia politica e un pedigree amministrativo, anche come sindaco, che non ha nulla da invidiare alla “mala gestio” delle amministrazioni di centrodestra, al Comune e alla Provincia. Quindi sarà – i paradossi della politica – un ostacolo, forse insormontabile, alla nascita di un centrodestra innovatore e innovativo, innanzitutto di se stesso. Ci sono coloro che si rallegrano perché ricordano la potenza di fuoco che dovettero affrontare quando Francantonio si trovava dall’altra parte della barricata: uomini e mezzi a gogò; non badava certo a spese. Costoro adesso immaginano di poterne fruire per arrampicarsi verso le vette delle proprie ambizioni. Si sentono più forti. Perché in fondo la loro vocazione è sempre stata, anche di qua, di servire un padrone : l’avevano perso e ora lo hanno ritrovato. Ed è un ricco padrone.
Ma il centrodestra aveva e ha bisogno di tutto fuorché di finire sotto padrone, per risvegliare la parte migliore di sé e fare strada a nuove generazioni politiche. Ha bisogno di cultura, preparazione politica, nuove leve (politiche non solo anagrafiche), entusiasmo, un nuovo blocco sociale. Soprattutto di idee ed energie fresche con cui fare re- innamorare i cittadini. Non ha bisogno di traghettare, ma di ancorarsi a un’idea di bene comune, che aveva smarrito. E il trasformismo politico – oltre la persona – non è un buon viatico.





