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Autorità Portuale. GRIOLI (Scuola Politica): “Perché no ad accorpamento con Gioia Tauro, sì a governance duale con Catania: Ponte come infrastruttura mediterranea”

MESSINA – Il candidato a Sindaco della Città di Messina Pietro Grioli(Scuola Politica gruppo Briguglio Musumeci), in un comunicato, fa il punto sull’attuale situazione politica cittadina, puntando i riflettori, in specialmodo, sull’accorpamento dell’Autorità Portuale di Messina con quella di Gioia Tauro

“Giorni intensi questi per una visione della Città. Giorni che la politica locale affronta come sempre in ritardo e miope. Piomba “a sorpresa” la determina governativa su Hotspot. 2800 migranti quasi stanziali in una città cui manca pochissimo per precipitarla nel baratro della ingovernabilità assoluta. Questo, come altri, rappresenta l’ennesimo messaggio chiaro che Roma manda alla nostra Amministrazione: la Città non ha potere contrattuale rispetto a scelte strategiche di mobilità e Pubblicazione1trasporto ferroviario, marittimo, chiuse storiche sedi come la Banca d’Italia, a rischio il mantenimento della Corte d’Appello, Messina avrà il suo Hotspot. E del valore della Politica del nostro territorio ne è la misura il finto “stupore” della nostra rappresentanza che c’era quando sono arrivati gli ispettori ministeriali, c’era quando il Ministero meditava di aumentare la popolazione messinese con i poveri profughi disperati, c’era durante i sopralluoghi con i tecnici e le autorità del Ministero della Difesa. C’era e non può permettersi di sostenere “io sono stato chiaro adesso con il governo romano”. Consapevoli che è necessario rispondere ad un fenomeno planetario – il quale coinvolge masse di persone con i loro diritti e i loro bisogni di benessere e libertà – non si può non considerare le compatibilità quanto la nostra Città sia inadeguata finanziariamente e culturalmente a sostenere e governare questo fenomeno di massiccia presenza di migranti che deve piuttosto essere distribuita su più territori. In questi giorni, poi – questione vitale – si gioca la partita decisiva della Autorità Portuale in vista della programmata visita del ministro Del Rio in Città.

E la nostra politica che dice?

Un centrodestra ancora disunito e senza un progetto, un asse D’Alia Garofalo, che per intuibili motivi di bottega partitica, insiste per la soluzione Gioia Tauro, il M5S di D’Uva,  che pensa a un’Area integrata dello Stretto comprendente Messina, Milazzo, Villa S.Giovanni e Reggio, il Pd renziano di Russo, che dovrà giungere a una sintesi su una proposta attraverso un tavolo di studio organizzato presso l’Università. E Accorinti, in emergenza su mobilità aeroportuale, che con Falcomatà  introduce la Agenzia dello Stretto. Confusione nella classe dirigente, mentre c’è bisogno di una riprogettazione dell’area e non di una mediatica pesca delle occasioni. Occorre una visione globale, dentro l’idea di futuro della nostra città. Noi crediamo che l’accorpamento con Gioia Tauro non risponda alle esigenze dei flussi di merci lungo il corridoio Suez-Mediterraneo-Nord Europa. Il confronto tra i dati delle movimentazioni su pezzi accompagnati, cabotaggio, merci secche e non, insieme con le caratteristiche stesse dei porti della Sicilia Orientale, con riferimento anche ad attraccabilità, pescaggio e aree di stoccaggio, rendono conto della necessità di ragionare su un unicum funzionale Augusta-Catania-Area dello Stretto che comprenda il porto di Milazzo. Senza beghe e localismi “comunali”, ci sembra interessante sviluppare l’ipotesi suggerita dall’ing. Vincenzo Franza di una “sede mobile” della Autorità Portuale della Sicilia Orientale che si sposti a cadenza biennale tra le due Città Metropolitane, proprio a suggellare il maggior interesse comune rispetto ai campanili.

Bisogna opporsi ad una  fusione con Gioia Tauro, oltre che illogica,  penalizzante per la nostra Città; così come è prevista, alla penalizzante  governance di sistema – con un Comitato di Gestione sbilanciato a vantaggio calabrese, senza una vera autonomia amministrativa di un declassato Ufficio Portuale per Messina –  si aggiunge il pericolo della perdita di controllo su aree non funzionali alle attività portuali, ma che in atto sono di “competenza” del Demanio Marittimo di Messina. Aree che rappresentano “gioielli” dei messinesi, spendibili per una revisione del waterfront (Fiera, Passeggiata a mare e lungomare Nord, Zona Falcata, “cortina del porto”). Che prospettiva di gestione avrebbero queste aree sotto la podestà della Autorità Portuale di Gioia Tauro? E quali rischi di “infiltrazioni” di interessi? Domande che non pare turbino i sonni – come dovrebbero – dei politici e meno che meno del Sindaco, poco metropolita, Renato Accorinti. Ed in questa visione di centralità della Sicilia Orientale e della area dello Stretto nel Mediterraneo come porta dell’Europa, non può non considerarsi preminente la scelta del Ponte. In questa ottica il Ponte, fulcro e motore della realizzazione delle tante e necessarie opere di connessione e riqualificazione territoriale e ambientale forse ancor più importanti del Ponte stesso, è unificatore tra Europa e Sud del Mondo per tramite del Mediterraneo e dell’Italia. Basta seguire le tracce satellitari delle 2000 navi mercantili che ogni giorno entrano da Suez nel Mediterraneo per accorgersi che la Sicilia, ed in particolare l’area dello Stretto, è un baricentro naturale. Queste navi finiscono a Rotterdam attraverso Gibilterra, raddoppiando tempi e costi di trasporto, bypassando il nostro Paese che in quanto piattaforma logistica del Mediterraneo, sarebbe del tutto capace di intercettare quell’enorme flusso di ricchezza e di benessere rivoluzionando, così, l’economia italiana e meridionale. Noi crediamo alla visione di un progetto di attraversamento stabile dello Stretto di Messina come parte di una Area di influenza e gestione del traffico merci attraverso i porti della Sicilia Orientale sotto la gestione di una unica Autorità Portuale. Messina deve ritrovare l’ambizione di guardare ad un ampio orizzonte che offre l’occasione di raccontare di un futuro di “trasformazione territoriale mediterranea” da lasciare ai nostri figli. Il nostro contributo, di idee e impegno politico, va in questa direzione.”

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