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L’Ignoto Marinaio – LA CADUTA DI ACCORINTI E LA MALANOVA DEI VIGILI IN BICI

L’Ignoto Marinaio

LA CADUTA DI ACCORINTI E LA MALANOVA DEI VIGILI IN BICI

E se il caso fosse l’impronta digitale di Dio?“. Immenso quesito. Sono una summa teologica e filosofica queste quattro parole che, nel film “Il 7 e l’8″ di Ficarra e Picone, Arnoldo Foà, Padre Superiore, rivolge a Remo Girone che fa “frate” Mimmo Barresi.

Mi è danzato in testa questo brandello di pellicola appena mi hanno detto che Renato Accorinti si era fatto male ed era al Pronto Soccorso dell’Ospedale Piemonte. Più avanti spiegherò il perché. L’ho saputo “in diretta”. Un amico era lì e ha visto il povero sindaco arrivare con labbra gonfie e tumefatte. Del che, mi sono dispiaciuto davvero. L’amico ha aggiunto che è entrato subito, scortato dai vigili, senza codice. Oltre i codici rosso, verde, giallo, bianco. Senza filtri e precedenze. Ha scavalcato i presenti. È entrato e basta, dicono. E scrivono. Non ci sono smentite da Palazzo Zanca. Transeat, passi che è passato. Aggiunge l’amico: nessuno della gente in attesa lo ha fermato, gli ha chiesto cosa gli fosse accaduto. E neppure come stava. Tamquam non fuisset. Indifferenza. Atarassìa. Nulla. Mi arrivano altre news sul fatto: è stato aggredito. È stato colpito. C’è chi già scommette sull’attentato. Ma l’ipotesi crolla nella bocca stessa del teorizzatore mentre la pronuncia. E subito plana il teorema della folla inferocita. Macché. Poi i siti. È caduto. Come, caduto? Caduto dalla bicicletta. Una banale cascata dalle due ruote. Tutto qui. Il solito bastardo della compagnia: che cosa si è fatta la bici?  Ho amici più del demonio che miei, talvolta penso. Comunque, è una caduta. La mente più bacata del solito che mi ritrovo vola a Foscolo. Vedi che cavolo di testa mi trovo appiccicata negli ultimi centimetri del mio moderato 1,76, carta d’identità alla mano. L’ode di Ugo all’amica Luigia caduta da cavallo:

“I balsami beati

per te Grazie apprestino,

Per te i lini odorati

Che a Citerea porgeano

Quando profano spino

Le punse il piè divino”.

Capitemi, cerco una via poetica per questo accidente. Mi sembra un modo per essere solidale con un mio quasi (è più vecchio lui) coetaneo. Ma le strofe mi suonano beffarde. Mi butto sul contemporaneo. Ecco: forse “La caduta”, il film di Oliver Hirschbiegel sugli ultimi giorni di Hitler. Che dite? Non vi pare adatto? A me è piaciuto. Ah, che Renato assomiglia poco a Bruno Kantz ? E il sindaco così tibetano, così pacifista, così “dalailamico” non gradirebbe l’accostamento? Obietto: Renato non è attore anche lui? Non vi va bene mai niente. Ok, provo un’altra chiave. Ah, ecco, ecco. News fresca. Freschissima. Giuro: sarà un sincronismo di Jung che mi perseguita. O il Caso, secondo Ficarra e Picone. La notizia c’è, altro che “fake”, parolina alla moda che ormai, subdola come la sua natura, ci infilano in ogni dove. Ecco qui: Accorinti vuole i vigili urbani in bicicletta. Inutile che sorridete, è così. Che c’è? Perché ridete? C’è poco da fare: siete i soliti messinesi. Io cerco di farvi ascendere  i cieli del Romanticismo, della Storia, della Quinta Arte e voi che andate a tirare fuori: la malanova. Siete i soliti buddaci. Passano i secoli ma non cambiate la vostra trinità: Triulu, Malanova e Scuntintizza. Dove Malanova non per niente è centrale. E quindi secondo voi Accorinti è stato buttato giù da una maledizione partita dal Corpo dei vigili urbani. Beh, non è che abbiano tutti i torti. È la solita narcisata di Accorinti. Che figata; garantite altre belle comparsate in tv a recitare la parte del sindaco biciclettaro: ecologico, anti-smog, risparmiatore. La conseguenza di questa idea, se calata nella realtà, sarebbe quella di vigili cinquantenni in bici, affannati, sudati, senza divise (promesse da anni), scomposti e anche un po’ comici. E soprattutto incapaci di fare alcunché. Già, con poche unità di personale e parco-auto ridotto al lumicino, era già difficile che la polizia municipale riuscisse a coprire il territorio, a fare fronte ad emergenze che richiedono prontezza d’intervento. Ma adesso, con le bici dove deve andare? Chi deve controllare? Come può muoversi rapidamente? Chi deve inseguire? Chi può affrontare o difendere? Suvvia. Non so se la malanova coincide in tutto o in parte con la nemesi. Una vendetta. Un contrappasso. Vallo a sapere. Qui, se mai, dobbiamo ricorrere a un’altra espressione della lingua madre: “U iabbu arriva, ‘a iastima no“. Cioè: non è tanto la maledizione di qualcuno che ti può arrivare, ma ti possono tornare addosso, come un boomerang, le beffe che fai agli altri. Libera interpretazione, ma fedele. Eh sì, molti metterebbero la mano sul fuoco. Io, invece, disperatamente spero che Renato, novello Paolo da Tarso, sia stato disarcionato dall’Altissimo. C’è una stupenda Conversione di san Paolo dipinta dal Caravaggio, attualmente conservato nella Basilica di Santa Maria del Popolo a Roma: rende l’idea.

Voi non credete che il sindaco si possa convertire come il Santo? Lo so, è difficile: lui è già santo. Ci crede. Lo fa credere. E vive ogni giorno nel suo paradiso bugiardo. E lascia la città all’inferno.

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