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L’IGNOTO MARINAIO – CHI SI CANDIDA CONTRO ACCORINTI? DOPO LA “GENOVEXIT”, DESTRA E SINISTRA ASPETTANO GODOT

L’IGNOTO MARINAIO

CHI SI CANDIDA CONTRO ACCORINTI? DOPO LA “GENOVEXIT“, DESTRA E SINISTRA ASPETTANO GODOT

Siamo all’ultimo giro del quinquennio di Accorinti. Manca un anno alle elezioni amministrative. Ma in campo c’è nebbia. Tanta. È maggio, siamo in Sicilia, ma non si vede a un metro. Tutti parlano di cacciare questo sindaco, ma chi dovrebbe farlo? “Cu ci l’attacca a ciancianedda o iattu?“. Eh già.

Confusione sotto il cielo: eccellente, pensa Renato. Con la sua transumanza da sinistra a destra, Francantonio ha creato problemi all’una e all’altra. Le primarie del Pd ci offrono un dato: l’azionista di maggioranza, è Pippo Laccoto. Renziano. Da Brolo. E un grosso pacchetto di tessere è nelle mani di Peppino Antoci. Fan di Emiliano. Da Mistretta. Pippo e Peppino. È un partito nebroideo. È tutto dire. Falcidiata la classe dirigente dalla “Genovexit”, in città non resta granché. Filippo Panarello, orlandiano, è persona seria. Ma è “vecchio”, stanco. Antonio Saitta? Ha idee e competenze, è spendibile, ma il consenso? Ormai è anche lui un uomo di altra stagione. L’infelice Calabrò si è dimostrato un “piuma”. E gli altri giovinotti dem a Palazzo Zanca e nei quartieri, diciamoci la verità, non hanno il fisico. Insomma, oggi il dominus del partito è un deputato regionale, di 68 anni, proprietario di 3000 tessere. Ma è della provincia, non del capoluogo. Il Pd,  commissariato da tempo, resta acefalo, lo è ancor più in città: nessuno dei democratici oggi può aspirare alla poltrona di primo cittadino. Per questo, dopo il dietro-front di Ardizzone, ci sta facendo un pensierino Gianpiero D’Alia. Sempreverde. Pensa lui. Che, centrista filo-renziano, si reputa mandatario dei piddini. Almeno in città. Vorrebbe fare altro. Ma, se proprio glielo chiedessero, si sacrificherebbe volentieri. Pare tramontata anche la candidatura  di Carlo Vermiglio, l’attuale assessore regionale ai Beni Culturali, in quota Alfano. L’assessore a Palermo lo farebbe ancora, a Roma andrebbe eccome, ma a misurarsi col voto popolare… Poi, se tutti lo pregassero, chissà. Anche il Magnifico pensa a Montecitorio o a Palazzo Madama. Chi lo porta a fare un corpo a corpo con i rivoluzionari? Piuttosto continua a fare il Rettore. 

Centrodestra. Se Messenia piange… Ma come faceva Vincenzo Monti a saperlo quasi duecento anni prima? Scherzi a parte: a Messina esiste il centrodestra, almeno nella forma in cui lo abbiamo conosciuto? Io credo di no. C’è il partito personale di Genovese; a Forza Italia resta qualche puledro urbano cresciutello. Oltre Pippo Trischitta. Che è iscritto ai berlusconiani, ma è di destra. “Fascista” si sarebbe detto un tempo. Anche da parte sua: come una medaglia al petto. Diciamo di destra. Voi ce lo vedete alla corte di Francantonio uno che, da giovane, in campagna elettorale, dormiva pure a terra nelle federazioni di mezza Sicilia, dietro il barricadiero Davoli? Io no. A maggior ragione che, con la gestualità “naïf” che vi pare, è stato ed è uno dei pochi, veri, coraggiosi oppositori, non gettonista, di Accorinti. Che è stato salvato dalla sfiducia – lui lo sa – giusto dal padrone della Tourist. Tornando a Genovese: ma chi lo porta con tutti i guai che ha, a investire in una candidatura vera, pesante, a sindaco? Per fare cosa? Creare un mostro che, secondo la immutabile legge dell’ingratitudine, poco dopo gli si rivolterebbe contro? E chi dovrebbe essere il “suo” sindaco? I suoi-suoi sono scarsi di piombo, per dirla con i vecchi pescatori che sapevano fare scendere le reti fino al pesce. Dalla società civile, figurati se gli si avvicina qualcuno, con l’aria che tira dal Palazzaccio. E poi: per avere un primo cittadino pro Ponte, contro gli interessi dei traghettatori? Contro i suoi interessi? Su, non fate gli ingenui. Vedrete che, come per la sfiducia, Genovese aiuterà Accorinti. No Ponte, come lui. Con lui. Farà qualcosa di facciata, per avere un drappello di fedeli in Consiglio comunale. Nulla di più. Gli va bene Renato. La speranza del centrodestra è quindi nei cani sciolti. Più di destra: Trischitta, Elvira Amata approdata a Fdi, il Vento dello Stretto di Rizzo, gli amici dell’ex assessore regionale al Turismo Daniele Tranchida. E Scuola Politica con Pietro Grioli, il cardiologo, musumeciano convinto, che ci ha messo la faccia come candidato alternativo a Renato lo Scalzo e alla finta rivoluzione dal basso. Unico finora. Con idee e profilo all’altezza. E con una squadretta di professionisti niente male. In cui brilla la stellina di Chiara Sterrantino, mordace penalista già pronta per il Consiglio. E si fa strada lo sportivo Minuti, nemico giurato del Cas, che punta alla Regione.  Ce ne sarebbero altri, ma non ci sono. Butto lo scandaglio. Fabio Mazzeo? Ottimo. Spara  dai social a palle incatenate sul Palazzo, ma si muove da giornalista, non da politico contendente: è ancora sulla linea del vorrei ma non posso. Garofalo? Diventato alfaniano, gli piacerebbe, ma è scottato dalla bruciatura della volta scorsa. Francesco Stagno d’Alcontres? Standing alto. Benvoluto da tanti. Buone relazioni. Ma continua a stare alla finestra: non è persona da mischia. Non ci vede chiaro. E come dargli torto? Così è più facile che un candidato del centrodestra venga da questi mondi vitali, da associazioni e single politici, che dai partiti con la casacca del vecchio centrodestra. Il quale, tuttavia, nel resto d’Italia, da Genova all’Aquila (ma non a Palermo), è riuscito a mettere in campo candidati unitari. Siamo alla vigilia delle politiche, si capisce. Ma Messina è ammorbata dai danni dell’impostura tibetana, dal trasloco dei “genovesi” e dalle disgrazie del loro patron. E da Gettonopoli che sta andando a sentenza. È un caso sui generis. È un caos sui generis. Non sarà facile convergere su un nome. Ah, dimenticavo: i Pentastellati? Hanno deputati nazionali, regionali. Ma in questi anni si sono sentiti poco e niente. Interrogazioncine. Null’altro. Assenti. Cosa faranno? Lanceranno uno dei loro? Faranno le “comunarie”? Per ora non si avvertono segnali di vita dalla loro luna.

Manca un anno. Tutti aspettano Godot. 

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