La perennità del sapere
Dal profilo fb dell’Avv. Rino Nania:
“Il concetto di ‘perennità’ rimanda a Giuseppe Tomasi di Lampedusa, ove nel suo ‘Gattopardo’ coglie e racchiude l’intensità delle sfumature del vivere in una condizione che, da piena di grazia e rossore, diviene plumbea e malinconica. Il tragitto di una vita di Don Fabrizio Salina coniuga tutte le stagioni che nel trascorrere delle esperienze e nelle loro vissute interpretazioni possiedono forza, impeto, coraggio, determinazione nell’esprimere, anche nella fase di declino, un mondo con i suoi valori e debolezze, con i suoi patrimoni ideali e l’inaridimento cinico.
Si perviene alla ventura che nella vita di ciascuno sono le esperienze a donare dettagli, a fornire verità tangibili, a consentirci di capire da dove derivano i nostri errori e le intemerate vellicazioni al colto trasgredire, rafforzando in noi il senso di realtà di cui è cosparsa l’esistenza. Certo le sollecitazioni ci vengono da pagine scritte, da anticipatorie assimilazioni, da frasi ascoltate, da rimandi e rimaneggiamenti della coltivazione diuturna che soggiace agli sforzi dell’impegno ed ai piaceri dell’incedere prometeico dell’uomo, quello che intriga meravigliosamente, scopre e conquista.
Quando attraversiamo un’esperienza sappiamo tutto ciò che accade, cogliamo le minuzie: l’avvio, la passione che spinge, l’effetto che fa, la meraviglia verso cui induce. Così è l’esperienza vissuta che si afferma e si impone più di mille pagine scritte e lette. Eppure da quelle pagine scritte e lette viene fuori un immaginario che costruisce attorno a noi e dentro di noi una serie di riflessi condizionati: più di un amico mi ricorda, oggi, l’importanza storica di personaggi come Giuseppe #Mazzini, #Cesare_Mori, o Bettino #Craxi. Ciascuno di questi personaggi, nel contesto che hanno vissuto, ha rappresentato un’occasione per affrontare e capire come nelle diversità sfaccettate dell’impegno storico vi siano state costruzioni strategiche, idee, valori che, nel vissuto di quel momento, hanno determinato dinamiche incontrollate e prodotto effetti non del tutto voluti.
Ricordo ancora come negli anni del liceo quando arrivò la notizia della scomparsa di Aldo #Moro, ad opera delle Brigate Rosse, una sorta di esultanza ribellistica si estese tra i risolini compiaciuti di noi studenti. L’indomani si uscì da scuola per andare a comprare i giornali e capire cosa stava succedendo. Ecco che queste esperienze sono servite a formarci, a dare un senso alle cose vissute. E quella ribellione, interpretata attraverso ‘Il Male’ ed i giornali del tempo, era lo specchio riflesso di un’idea del Palazzo rappresentata da #Pasolini, che, negli anni precedenti, aveva profetizzato e tracciato il processo alla #Democrazia_Cristiana intesa come soggetto politico responsabile di nefandezze, compromissioni senza valore, di sterili e compiaciute occupazioni del potere pubblico. Ma con lo scrittore corsaro si costruiva una rappresentazione scenica che anticipava la fine di un potere, la conclusione di una democrazia rappresentativa ridotta a partitocrazia, in cui la commistione tra affari e politica diveniva e si qualificava esiziale. Ecco che il percorso nel suo letterario scenario trovava, con la fine di Moro, la tragedia dell’esperienza che si viveva.
In queste poche righe ho inteso sintetizzare la necessità di un pensiero che anticipa e preconizza la svolta, che vive la storia come momento di trasformazione costante che non può essere vissuta con nostalgia. Anche perché le nostalgie hanno bisogno anch’esse di approccio diretto, di aver vissuto quel tempo e quelle congiunture storiche. Oggi appare del tutto opinabile il ‘torcicollo’: non si può vivere ciò che hanno vissuto Mazzini, Mori, #Bottai, La Malfa, Craxi, Moro in scorci in cui le coordinate culturali, antropologiche, sociali e politiche appaiono e sono del tutto diverse. Oggi è tempo di vivere il presente provando a scovare nuovi autori, nuove intelligenze critiche, per aggiornare l’interpretazione, affinché si possa aderire, con nuove attenzioni e cure, ad una realtà bisognosa di affetto e di puntuali soluzioni. Oggi è tempo di costruire un immaginario attuale e consapevole, capace di coltivare speranza e che vede all’orizzonte la necessità di realizzazioni, senza annunci da bluffeur, ma ricercando qualità. Insomma il sapere perenne avvince perché é vissuto.”