PALERMO – “Siciliani, ricorre oggi il 72° anniversario dello Statuto della nostra Regione, emanato da re Umberto II il 15 maggio 1946, dopo anni di lotte e di sangue, coronando aspirazioni antiche e mai sopite. Quell’evento rivoluzionario segnò anche l’avvio di una stagione densa di buoni propositi e di diffuse speranze per sviluppo economico e sociale della Sicilia, fra le Terre italiane più povere in quel drammatico Dopoguerra, mentre si riorganizzavano da un lato la mafia e il banditismo, dall’altro i Partiti e i Movimenti politici, nel ritorno alla democrazia”.
“Ebbene, dopo oltre settant’anni, la Sicilia rimane ancora fra le Terre italiane più povere! E non certo per colpa dell’Autonomia, ma di quanti ne hanno fatto un uso distorto e spregiudicato. Lo Statuto doveva essere una ‘prerogativa’ per tutti e invece è stato un ‘privilegio’ per pochi. Il cinico e famelico centralismo romano ha fatto il resto, con norme statutarie inapplicate e sacrosanti diritti negati, spesso con la complicità di chi, eletto in Sicilia, avrebbe dovuto difenderla anziché svenderla nei palazzi di Roma”.
“Non serve adesso ricercare responsabilità che appartengono – seppure in misura diversa – a tutte le classi dirigenti e politiche avvicendatesi in questo lungo periodo alla guida della Regione e sui banchi dell’Assemblea Regionale Siciliana. Dobbiamo guardare avanti con rinnovata fiducia. Lavoriamo insieme – il Governo, i deputati di tutti i Gruppi, l’apparato burocratico, ciascun cittadino – in questo grande ‘cantiere Sicilia’, per ridare coraggio alle imprese, futuro ai giovani, diritti ai più deboli, speranza ai rassegnati. Per ritrovare, insomma, l’orgoglio di essere Siciliani e la forza di risalire la china”.
“E’ con questo spirito che intendiamo riaprire un serrato e vigile confronto con il nuovo Governo nazionale, al quale vogliamo presentarci a testa alta, senza sciocchi rivendicazionismi e senza complessi di colpa, forti anche di un mandato del Parlamento regionale che – sono certo – non avrà motivo di dividersi sugli interessi legittimi dell’Isola. Solo così potremo onorare l’impegno dei nostri Padri fondatori ed essere almeno certi che questi 72 anni – fra poche luci e molte ombre – non siano trascorsi invano”.