L’Ignoto Marinaio – La città senza lingua: Quel Filologo che nessuno ricorda
L’Ignoto Marinaio
LA CITTÀ SENZA LINGUA: QUEL FILOLOGO CHE NESSUNO RICORDA
Lo dico, ne parlo, ho scritto. E anni fa fu presentata anche un’interpellanza all’Assemblea regionale Siciliana. Ho investito della questione anche qualche amministratore. Niente da fare. Di tirare fuori dall’oblio Giuseppe Trischitta-Mangiò, non se ne parla. Certo, certo ti rispondono. Poi nulla. O, altri:”Trischitta ? Trischitta chi?”. Già. Chi ? Il consigliere comunale ? No, non il consigliere. È l’ennesimo caso di memoria storica perduta. E di smarrimento della comune biografia culturale: ciò su cui, in una città ormai povera di tutto, l’Amministrazione “professorale” e “cnrizzata (mi scuserà il Maestro lassù) come quella di Accorinti – mica parliamo di quegli incolti predecessori – dovrebbe puntare. Magari in sinergia con l’Università; la quale – invece di fare la serra calda del potere e dell’ambizione senza limiti del Magnifico, che dovrebbe ricordare, grato a questa città, donde viene e dove è arrivato (io so e ricordo) – dovrebbe fare rete e mettere a disposizione concreta di questa comunità umiliata le sue risorse umane e il suo know-how, di fare da pensatoio indipendente e neutrale al servizio dei bisogni e dello sviluppo dei messinesi che peraltro pagano fior fiore di quattrini sotto forma di salate tasse scolastiche. Ma, torniamo a Giuseppe Trischitta-Mangiò. Il quale nacque a Messina il 20 febbraio 1885 e morì all’età di 76 anni – il 25 maggio 1931 – a Furci Siculo. Apparteneva a una famiglia molto agiata, aristocratica e latifondista. Il padre – l’avv Vincenzo Trischitta-Nicotina, legale affermato, aveva lo studio in via S. Filippo Bianchi. La madre – Laura Mangiò – era anche lei, come il marito, savocese e di famiglia che oggi diremmo della jet society del tempo. Che era quello delle grandi proprietà terriere. Infatti il latifondo dei Trischitta si estendeva in lungo e largo nella riviera ionica messinese. A Messina, Giuseppe ebbe una solida formazione umanistica e letteraria. Dopo di che, si ritirò a Furci dove si dedicò interamente allo studio della lingua siciliana. Il grande Giuseppe Pitrè – con cui era in stretti rapporti – lo fece nominare membro della Società siciliana di storia patria. Trischitta – come ci informa Santi Lombardo che con cura e scrupolo ha trattato nei suoi lavori del linguista dimenticato – scrisse opere che possono essere considerate minori: di poesia (Versi satirici in lingua siciliana), storia locale (“Cenni storici su Savoca”), ittica, (“Trattato sulla pesca in Sicilia“). Alcuni di questi lavori sono tuttora inediti. Ma l’opera con quale Giuseppe Trischitta-Mangiò ha dato un contributo importante come filologo e lessicologo è il Vocabolario Siciliano-Italiano (1925) più di seimila pagine manoscritte, ove accanto ad ogni voce sono riportati modi di dire e proverbi. Un ‘opera monumentale che, però, qualche mesi dopo l’inizio della sua pubblicazione, fu interrotta dal fallimento dell’editore, la Società Editrice Settimo Sodano. Trischitta – ci fa sapere Santi Lombardo – si portò dietro grande dolore fino alla morte (1931): “questo lavoro, che compilato con il sangue della mia anima, mi sconforta vederlo cadere nel vuoto con disconoscimento del gran pubblico“.
Da non molti anni l’opera del Trischitta è stata rivalutata, come merita a livello scientifico. Ma il suoVocabolario Siciliano-Italiano – in possesso della Facoltà di Lettere dell’Università di Catania – non è stato mai pubblicato. Purtuttavia molti vocaboli da lui sono inseriti nel monumentale Vocabolario siciliano di Giorgio Piccitto e Giovanni Tropea, pubblicato in cinque volumi a cura del Centro di studi filologici e linguistici siciliani.
Di Trischitta nessuno parla: Messina che gli diede i natali non sa nemmeno chi sia; né a livello istituzionale, né a livello accademico ne ha mai ricordato statura e opera. Neppure, a dire il vero, il Comune di Furci Siculo, dove visse a lungo e morì. E, ovvio, neanche l’Università di Messina. Nè un convegno di studi, una via, un premio di valore scientifico. Mai. Niente. Essendo ormai sindaco metropolita, chissà se Accorinti, sarà “scutulato” da qualcuno.
Se il Magnifico sottrarrà qualche minuto ai suoi traffici per dare incarico a qualcuno che se ne possa occupare. Scommettete che la Politica e l’Accademia si gireranno dall’altra parte anche stavolta. Spero di sbagliarmi e mi e vi chiedo: ci sarà almeno un editore a Messina ?





