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L’Ignoto Marinaio – Gianpiero, il Magnifico, Francantonio, Accorinti e Vermiglio alla roulette della sfiducia: voi fate il vostro gioco, sulla vostra pelle

L’Ignoto Marinaio

Gianpiero, il Magnifico, Francantonio, Accorinti e Vermiglio alla roulette della sfiducia: voi fate il vostro gioco, sulla vostra pelle.

Non nelle segreterie degli onorevoli, desacralizzate dal rancore sociale. E neppure – che so – in uno dei luoghi della vecchia politica, della politica vecchia: federazioni, sezioni, patronati, sindacati. Ma no: la politica non abita più là. Ma allora, dove cavolo si stanno facendo queste riunioni per detronizzare Accorinti? A casa di Gianpiero, acclamato presidente della nuova Cosa – anzi della Cosina – di Casini? O di Francantonio, che dopo gli arresti domiciliari può tornare a ospitare gente? Oppure a Roma, dove la Cassazione ha restituito al padrone della Tourist il diritto di andare? Da Navarra? Non ci credo. Fatto atto sta che la sfiducia decretata da D’Alia pare abbia messo d’accordo allo stesso tavolo il Pd acefalo, il Magnifico e anche Genovese. Riottoso, diffidente (che ci guadagno io dalla caduta di Accorinti che è No Ponte?) e con la spada di damocle della condanna a 11 anni, Francantonio non pare del tutto convinto. Ovviamente, gli hanno fatto vedere tre lune nel pozzo. Gli sono state date garanzie. Di qualsivoglia natura, sul suo presente e sul suo futuro. Ma, nonostante io e lui siamo “uomini di mare” – lui traghettatore, io marinaio – non sono stato degnato delle sue confidenze. Non mi è dato sapere come voteranno i suoi sulla sfiducia: contro, a favore, alcuni a favore e altri contro, boh. Gli informati giurano che lo hanno persuaso ad armare la sua flottiglia di consiglieri contro l’amico di un tempo che siede sulla poltrona che fu la sua. Altri, più informati o meno non saprei dire, sanno invece di contatti con Renato. Il quale – poiché non ne vuole sapere di fare l’agnello sacrificale – sta giocando le sue carte. Tutte. Chiamatele come volete: preci, pressioni, promesse. Sugli indecisi. Ma anche un “fil rouge” col capo (per ora) di Forza Italia. In questi giorni di vigilia del voto, io immagino tutti costoro, da una parte e dall’altra, come Dostoevskij vedeva i giocatori alla roulette: “seduti con i loro foglietti di carta a righe, segnano i colpi, contano, deducono le probabilità, fanno i calcoli, infine puntano…il rosso si alterna al nero e viceversa, quasi senza alcun ordine e ogni minuto, dimodoché la pallina non cade più di due o tre volte di seguito sul rosso o sul nero. Il giorno successivo invece o la sera seguente esce consecutivamente soltanto il rosso, arriva, per esempio, a più di ventidue colpi di fila è così continua immancabilmente per un certo periodo di tempo, magari per l’intera giornata” (F. Dostoevskij, “Il giocatore”, Newton Compton).

Poi, sapete com’è, questa mozione di sfiducia, va oltre l’oggi: deve disegnare il “dopo”. Una sorta di microscopica Yalta spartitoria del dopo- Accorinti in città. Per il dopo avrebbero individuato un sindaco-garante: Carlo Vermiglio. Avvocato della “creme” in riva allo Stretto. Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica italiana. E cento altre cose ancora.
Persona perbene, dicono. Un borghese della Messina rispettabile. Del ceto che conta Del mondo professionale e imprenditoriale attivo, lo vantano i laudatores Insomma, un primo cittadino che non agita, acqueta; non ama le vetrine ma la privacy. Massone per auto-confessione, ma con un fratello consulente del Papa. A 360 gradi. Perfetto: per ricucire, aggiustare, sistemare. Restaurare.  E rilanciare. Con passo felpato, con eleganza. Con equilibrio. Sarebbe lui il salvatore della patria. Lui dovrebbe fare risalire la città dagli abissi della fallita rivoluzione dal basso. Ma, senza grida, schiamazzi. Con discrezione. In questo candore, qualche neo: Vermiglio è assessore ai Beni Culturali di Crocetta. Ed è in quota Alfano. Cioè cogestisce la Regione insieme a un presidente del Pd, incapace e malvisto. In una giunta degli stessi colori del governo nazionale. Pessima cosa. Non proprio una carta di credito. Dicono: è assessore “tecnico”. Anche se in un governo di centro-sinistra. Come lo fu, assessore “tecnico” in una giunta di centro-destra. Col (rimpianto) sindaco Leonardi. Ma, si dice: qui non si parla più di colori e appartenenze. Ancora meno di partiti: brutta parola. Da archiviare. Si parla di “altro”. Quando saprò e capirò meglio questo “altro”, vi dirò come la penso. Per ora seguo il mio fiuto: gli olezzi della spazzatura che profuma le strade della Messina Tibetana, non me lo hanno del tutto disorientato. E sento altri odori. Che odori? Vi saprò dire, vi saprò dire. Intanto, godetevi il casinò di Palazzo Zanca. E la roulette di domani. Provate a puntare su colori e numeri. Su chi vince e chi perde. Puntate. Fate il vostro gioco. Sulla vostra pelle. 

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