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La STERRANTINO: “Sono Chiara: accetto la sfida, ecco cosa voglio fare per i precari, ma non solo”

L’Avv. Chiara Sterrantino, candidata messinese di Diventerà Bellissima per Musumeci Presidente, accetta la sfida e affronta con cinque proposte coraggiose un problema serio, dal quale gli altri candidati finora si sono tenuti alla larga. Lo fa però anche con un occhio a chi sta fuori dal bacino precariato. Ecco cosa propone la candidata di Musumeci, che ha alte chance di essere eletta all’Ars.

Il precariato è una questione piena di spine. Una questione-cactus. Mi hanno consigliato di tenermene lontana. E invece l’affronto. Accetto la sfida. Col massimo della serietà e del realismo.
In Sicilia ci sono 18.497 lavoratori precari. Di questi 15.417 negli Enti Locali e 3080 negli altri enti: Asp, Camere Commercio, Consorzi Asi, Istituti autonomi case popolari, Poli Universitari, Ato Idrici, Cefpas, Consorzi Bonifica, Aziende ospedaliere, Aci, etc. Non sono numeri ed enti: sono persone, vite, famiglie, figli, case. E anche ragazzi da crescere, borse della spesa, mutui da fronteggiare, bollette da pagare, tasse da versare. Vite vissute in anni di disagio, difficoltà, ansie, speranze. Questo è il precariato siciliano. No, non sono numeri. E neppure meri “clientes” della politica. Sono padri e madri, ormai anche nonne e nonni! Di certo, lavoratrici e lavoratori. Ex articolisti, lsu, etc. Che non “entrarono” – quante stupidaggini e imprecisioni – con la raccomandazione politica. E neppure con i concorsi truccati da sindaci imbroglioni, baroni universitari, genitori altolocati. “Entrarono” con una selezione del collocamento. Con titoli di studio e “meriti” dati da anni, anche decenni, nelle graduatorie, dalle interminabili attese nei corridoi, da innumerevoli timbrature non trovavano più spazio in tesserini sgualciti dal tempo; da cuori in gola, illusioni di una chiamata, poi di un anno di lavoro, la paura di essere cacciati. E di proteste, agitazioni, manifestazioni etc. E riconferme, anzi no; oddio, forse sì…Fino ad oggi. Decenni. Una parte “inquadrata”, altri – tanti, troppi – no. Ad attendere – dopo quei primi anni di battaglie e leggi pensate con serietà e competenza – una politica successiva assente: politici del “dopo” che si sono dimostrati incapaci, svogliati, disattenti nelle politiche del lavoro: quanti “uscenti” di questi che si ripropongono per la 4^, 5^ o 6^ legislatura! Intanto i precari – contrattisti e Asu – mandano avanti molti uffici pubblici, negli enti locali e non solo. Senza di loro gli enti potrebbero chiudere. A partire dai Comuni. E allora? È giunta l’ora di riprendere la questione con responsabilità. Basta illusioni. Bisogna risolverla. Come? Ecco alcune soluzioni, che ho elaborato anche grazie a chi conosce il problema e a contatti con chi lo vive sulla sua pelle e lo rappresenta con tesi, documenti, indicazioni. Sono parziali e imperfette: da aggiustare, definire, modificare. Ma le metto in campo per un confronto. Vero. Mi aspetto e accetterò anche critiche. Meglio questo approccio, in una campagna elettorale senza contenuti, solo con faccioni di tanti politici consumati e aspiranti che non dicono, non propongono, non hanno idee. Men che meno in materia di lavoro. Eccole.

A) PRIMA DI TUTTO: ACCORDO STATO-REGIONE PER LA STABILIZZAZIONE.

Prima di tutto: un accordo, normativo e finanziario, tra lo Stato e la Regione da varare in occasione della prossima Legge di Stabilità, per chiudere questa partita storica. Nella quale un Presidente della Regione neo-eletto, autorevole e forte del consenso ricevuto, faccia valere, in un confronto stringente col Governo nazionale, il suo peso politico e istituzionale e quello sociale e territoriale della sua comunità. E faccia valere i CREDITI che la Sicilia vanta verso lo Stato, inclusi quelli – per alcuni milioni di euro – azzerati in modo scellerato da Crocetta e CHIUDA LA PARTITA STORICA DEL PRECARIATO. Lo Stato deve fare la sua parte. Sia dal punto di vista della legislazione, sia sul piano finanziario, così mettendo la Regione Siciliana in condizione di storicizzare nei confronti degli enti locali i flussi di spesa per la quota regionale sostenuta finora per personale contrattista e lavoratori ASU in servizio nei medesimi enti.

B) BISOGNA RIDURRE IL PRECARIATO.

La Regione deve rinnovare e rifinanziare, anche ricorrendo ai fondi europei, le borse di autoimpiego: 50 mila euro per ogni lavoratore che lasci il bacino e intraprenda un’attività autonoma o professionale (Borse formative – Formazione all’autoimpiego – Legge regionale 23 gennaio 1998, n. 3, articolo 2 e successive modifiche ed integrazioni: contributi allora fino a 80 milioni di lire). Non vanno neppure escluse opportunità offerte da forme di collaborazione pubblico-privato con il mondo del TERZO SETTORE per favorire, anche se in minima parte, l’erogazione di servizi da parte del privato sociale impiegando precari da assumere con contratto a tempo indeterminato. C’è chi sceglie questa strada.

C) PAROLE D’ORDINE: RIQUALIFICARE E MOBILITÀ VERSO GLI UFFICI CARENTI

Il nuovo Governo regionale deve mettere in campo una grande azione di riqualificazione del precariato. Un anno di alta formazione corsuale, affidata ad enti specializzati e affidabili, per formare nuove figure professionali da inserire in comparti della Pubblica Amministrazione sensibili e molto carenti – anche in termini drammatici – di personale: Uffici Giudiziari, Protezione Civile, Progettazione Europea, Servizi Ambientali, Polizia Locale, Corpo Regionale delle Guardie Forestali etc.

D) LEGALITÀ E RISPETTO: I PRECARI NON SONO  NON-LAVORATORI, SONO LAVORATORI A TEMPO DETERMINATO A TUTTI GLI EFFETTI. QUINDI…

Lo dicono sentenze della Cassazione: la Regione deve adeguarsi. Ormai siamo alle strette. Inutile mettere la testa sotto la sabbia, col rischio che arrivi tante sentenze-macigno sul bilancio regionale con effetti che potrebbero portare a un vero e proprio default della Sicilia; anche tramite una “class action” dei lavoratori precari nei confronti della Regione. Uno scenario dagli effetti disastrosi sul piano dell’immagine e della frattura della società siciliana. A questo punto non si tratta di dividersi tra “rigoristi” e “aperturisti”: questi lavoratori ci sono, sono dipendenti essenziali per la vita degli enti, non è possibile disfarsene: vanno sistemati. Anche con CONCORSI INTERNI. Punto. E da quel momento mai più precariato: non ci dovrà essere più un solo precario in Sicilia.

E) BISOGNA SVECCHIARE LA P.A., BANDIRE I CONCORSI PUBBLICI APERTI A TUTTI: RINGIOVANIRE LA REGIONE

Si devono concordare con lo Stato misure per svecchiare la P.A. regionale e bandire i CONCORSI pubblici aperti a TUTTI. Sono decenni che la Regione non ne bandisce; nel frattempo non sono affluite energie fresche, portatrici di innovazione e letture contemporanee della società e di governance nell’apparato amministrativo. Se ci pensate l’incapacità stabile della Sicilia di spendere i FONDI EUROPEI è figlia di questa “vecchiaia”. Ringiovanire la Regione, dopo gli anni del precariato storico, deve essere l’orizzonte della Sicilia che verrà. Lo dobbiamo a tanti giovani nostri, a tante ragazze e ragazzi siciliani, portatori di competenze avanzate – quanti cervelli del diritto, dell’economia, della sanità, dell’arte, del turismo, dei beni culturali, del turismo e non solo – sono stati costretti ad andare “in esilio”, fuori della Sicilia quando potrebbero dare un immenso contributo di idee ed energie per rimettere in moto l’arrugginita macchina regionale. Bisogna dare loro la possibilità, se vogliono, di rientrare. E di non partire. Lo scrivo qui nella pagina dei precari perché ci deve essere attenzione ai precari, ma altrettanta a CHI STA FUORI DAL PRECARIATO perché non ha neppure questo lavoro debole. Non servono guerre tra disoccupati e precari, ma una strstegia inclusiva degli uni e degli altri. Uno sforzo enorme di cui si devono fare carico le nuove generazioni politiche siciliane, a partire da me.
Un compito difficile? Certo. Ce la faremo? Ce la faremo. Con un grande Presidente e una deputazione regionale rinnovata. Questo è il senso della mia candidatura e del mio impegno accanto a Nello MUSUMECI.

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