L’Ignoto Marinaio – Accorinti è il vostro Muniz

L’Ignoto Marinaio – Accorinti è il vostro Muniz
Mi vado convincendo che la spazzatura “on the road” sia una categoria dello spirito progress. Anni fa la Napoli di Bassolino aveva fatto girare nel mondo le immagini della città del Vesuvio sommersa dai rifiuti. Periodicamente Messina la imita. Un’indecenza? Una vergogna? Uno spettacolo indecoroso? Certo, tutto questo insieme. È colpa di Crocetta, il “gemello” – per cultura antipolitica e appartenenze “rivoluzionarie” comuni – di Renato Accorinti? Sicuramente. È responsabilità dell’attuale sindaco ? Manifestazione ulteriore della sua incapacità – altro che raccolta differenziata – e della sua vocazione meramente parolaia ? Assolutamente sì. E anche altro. In una città in cui manca dall’acqua fino al sale, il degrado dei rifiuti ad ogni angolo, è invece immancabile. A Messina, negli ultimi anni – quella delle “magnifiche sorti e progressive” accorintiane, per dirla col Leopardi della “Ginestra” – i cittadini hanno dovuto patire la carenza di servizi essenziali: l’acqua, l’illuminazione, trasporti pubblici. Ora è a rischio la salute: la chiusura del Pronto Soccorso del “Piemonte” – la pezza a colori che ci hanno messo è un rabberciare precario e preoccupante – è un caso emblematico di questi giorni. Ma i rifiuti non raccolti, maleodoranti, traboccanti dai cassonetti, seminati sui marciapiedi, ci sono: sono un’Estetica, un modo di essere, un destino che la Rivoluzione dal basso, si porta cucito addosso. Dopo tre anni di gestione nuova, a Palazzo Zanca si parla ancora di “inseguire i rifiuti”, “criticità”, “emergenza continua”, “due sole spazzatrici”. La rivoluzione tibetana non ce la fa. E non ce la fa in un servizio primario qual è quello di tenere pulita la città. Eppure i messinesi pagano oltre 40 milioni di euro di Tari, la tassa sui rifiuti. Di questi oltre 7 milioni dovrebbero coprire lo spazzamento. E ancora si discetta, col tipico linguaggio e timing da perditempo, di Messinambiente e Amam, ma non si quaglia mai. Nulla da fare. Questo distintivo della “munnizza”, la Messina del sindaco in maglietta non se lo toglie. E a Palermo – dove siede un governo regionale “amico” (loro) – i tibetani peloritani non toccano palla. Non contano. L’idem sentire esibizionista non basta. La spazzatura è ormai un paesaggio da offrire ai crocieristi. In fondo – pensateci – dove potrebbero trovare questo scorcio di “civiltà perdute” ? Certo non nei loro Paesi di provenienza. Dove ? A Berlino ? A Helsinky ? A Stoccolma ? Questa è una risorsa tipicamente messinese. Come il Duomo, i laghetti, lo Stretto, il pesce stocco. Di più: una nicchia giurassica introvabile. Messina la dà. Gratis. Non c’era bisogno di “RiarteEco”, tanto promossa dagli Accorinti boys. A Messina la mostra di materiali di scarto è permanente. Si potrebbe invitare – a cura degli assessori alla Cultura e al Turismo – Vik Muniz (è solo un caso l’assonanza fonetica, ma potremmo attrarlo col “nomen omen”): farebbe di Messina una città internazionale da Trash Art. Come ha fatto con i rifiuti di Rio De Janeiro. Anche se la “munnizza” qui un art director ce l’ha. Con tanto di staff. È stato scelto direttamente dai fruitori. Ha un contratto per altri due anni.